Charlotte Perospero, il cappellaio matto

da Jack
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Salve a tutti e benvenuti in questa rubrica dell’angolo delle citazioni. Nell’appuntamento odierno parleremo del primo figlio maschio della famiglia Charlotte: Charlotte Perospero, ministro delle caramelle e pirata sulla cui testa pende una taglia da 700 milioni di Belly.

Prima di lasciarvi alla lettura vorrei ricordare che all’inizio di questa rubrica con il mio primo articolo specificai che con essa mia intenzione era quella di andare oltre le mere citazioni, non limitandomi a fare semplicemente un elenco di queste ultime. Ci tengo a fare questa premessa perché nella stesura di tale articolo mi sono reso conto di aver divagato più di quanto mi sarei aspettato.

Perospero o Prospero? Un viaggio “magico”

Il nome Perospero sembrerebbe unire l’onomatopea “peropero”, indicante il suono prodotto dall’atto di leccare qualcosa, e Prospero, personaggio de “La tempesta” di Shakespeare, scritta tra il 1610 e il 1611 e ritenuta dai critici come uno degli ultimi lavori che Shakespeare scrisse da solo.

Prospero, legittimo duca di Milano, fu abbandonato dal fratello Antonio, intenzionato a prendere il suo posto, su una scialuppa in mezzo al mare assieme a sua figlia Miranda.

I due, grazie anche al consigliere di Alfonso, Gonzalo, che lasciò nella scialuppa cibo, acqua e tutto quello che potesse in qualche modo esser loro utile, riuscirono a salvarsi e a raggiungere un’isola dove però furono intrappolati per 12 anni dalla malvagia maga Sicorace, anch’essa isolata in quel posto, prima che sopraggiungesse la sua morte, antecedente all’arrivo di Prospero.

La strega aveva un figlio brutto e deforme di nome Calibano che fu istruito da Prospero nel parlare la loro lingua, istruendolo a sua volta sul come sopravvivere sull’isola. Calibano finì per restare ammaliato dalla bellezza di Miranda a tal punto che tentò di sedurla per poter creare una nuova razza che ripopolasse l’isola.

Prospero aveva grandi conoscenze di carattere magico, grazie alle quali riuscì ad assoggettare Calibano e anche lo spirito Ariel, che Prospero salvò dall’albero, all’interno del quale era stato intrappolato dalla maga Sicorace, promettendogli che, in cambio del suo aiuto, alla fine lo avrebbe liberato.

Alcuni studiosi ritengono che il personaggio rappresenti Shakespeare perché manipola le azioni degli altri personaggi proprio come lo scrittore. Basti pensare al fatto che dopo aver fatto di tutto affinché tra sua figlia Miranda e il buono e ingenuo Ferdinando, figlio di Alfonso, fatto naufragare sull’isola assieme al padre dallo stesso Prospero creando una tempesta, sbocciasse l’amore, tentò di compromettere il loro rapporto con l’obiettivo di rafforzarlo.

perosperoE più in generale è tutta la storia a ruotare attorno al suo tentativo di manipolare tutto e tutti, grazie all’utilizzo delle sue arti magiche. Prospero infatti è un mago di ordine superiore, di tutt’altra specie rispetto a quelli che arrivano al punto di firmare un patto con il diavolo per ottenere potere ed ogni sorta di piacere in cambio però della loro anima.

Egli ama la conoscenza ed particolare la conoscenza degli incantesimi ottenuta anche grazie ai libri. Si concentra talmente tanto sulla magia, usata per creare temporali, divertire ed esercitare potere e controllo sulle vite degli altri, a tal punto da non accorgersi che suo fratello voglia usurparlo ed ucciderlo. 

La magia è un qualcosa di pericoloso; tuttavia con Prospero, spinto dal desiderio di conoscenza, diventa uno strumento di salvezza, anche in quanto elemento in grado di fare da ponte con il mondo degli spiriti, il contatto con il quale è in grado di dare delle risposte che la scienza non è in grado di dare.

Ottenute queste risposte, la magia perde la sua utilità e l’unica cosa che rimane è la saggezza. Al termine dell’opera, l’amore tra Ferdinando e Miranda non fa altro che portare alla riappacificazione tra Prospero e suo fratello. Egli pertanto spezza la sua bacchetta: niente più magia né inganno. Abbandona così la sua vita da mago, cosa in cui tra le righe è possibile scorgere l’abbandono dello stesso Shakespeare del teatro. “Cala così il sipario sulla scena” con quello che viene definito uno dei più grandi monologhi della letteratura Shakespeariana.

perosperoÈ quasi certo che Shakespeare abbia modellato il personaggio di Prospero su quello di John Dee, il mago della regina Elisabetta. John Dee fu un alchimista, matematico, geografo, astrologo, astronomo e navigatore presso la corte di Elisabetta I. Come se non bastasse nel 1581 cominciò ad occuparsi di necromanzia con l’aiuto dell’alchimista inglese Edward Kelley.

Il nome del mago poi risulta particolarmente noto per la sua associazione al leggendario “Sigillum Emeth”, una versione “aggiornata” del “Sigillum Dei” che andò perso a seguito della morte dell’alchimista e attualmente conservato presso il British Museum.

Il “Sigillum Dei” (Sigillo di Dio) o “Signum Dei vivi” (Segno del Dio vivente) è un diagramma magico di età medievale, un amuleto magico che, secondo fonti antiche quali il Liber Juratus Honorii, un antico grimorio (ossia un libro di magia) contenente informazioni necessarie sia per l’utilizzo di magie e incantesimi che per la creazione di amuleti e talismani appunto, permetteva al suo possessore di avere la capacità di vedere Dio e gli Angeli detta “visione beatifica” e il potere su tutte le creature eccetto gli Arcangeli.

perosperoIl diagramma è formato principalmente da due circonferenze, un pentagramma, un eptagramma (stella a sette punte) ed un eptagono, riempiti con i nomi di Dio e degli Angeli. Le descrizioni che lo riguardano e le sue rappresentazioni grafiche differiscono da autore a autore, e molti di essi, tra i quali lo stesso Dee, non contenti del risultato dei propri predecessori hanno apportato delle modifiche o ne hanno realizzato delle proprie versioni rivedute e “corrette”. Si arriva così al Sigillum Emeth.

Ora, accertato che quantomeno da un punto di vista prettamente nominale, il riferimento a Prospero effettivamente ci sia, pur essendoci spinti ben al di là della semplice figura shakespeariana di Prospero, possiamo dire anche il bastone di caramelle, utilizzato come arma e spesso un po’ come uno scettro per modellare le sue creazioni di caramello, possa facilmente essere accostato alla bacchetta di Prospero.

Perospero, il cappellaio

Andando ulteriormente a fondo nella nostra analisi del personaggio, impossibile non evidenziare come in realtà la figura del ministro delle caramelle, da un punto di vista di mero design (e non solo), riesca a fondere perfettamente in sé anche figure altre rispetto a quella del mago sopra citato.

perosperoNotiamo innanzitutto somiglianze anche con il cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie di Luis Carrol, opera citata in lungo e in largo nel corso dell’ormai conclusa WCI: basti pensare al lungo cappotto, al cappello, al papillion (nel caso di perospero a forma di caramella) e la quadrettatura presente sull’abito che ritroviamo in alcune raffigurazioni, come quella dell’illustratore inglese Sir John Tenniel.

Per quanto, così come accade per gli altri personaggi dell’opera, Carrol si soffermi più sul tratteggiarne la psicologia che l’aspetto fisico. Il personaggio appare per la prima volta nel 1865 in “Le Avventure di Alice nel Paese delle meraviglie”, per poi apparire nuovamente nel seguito “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” del 1871. 

Interessante il fatto che per quanto l’appellativo “Cappellaio Matto” (Mad Hatter in inglese) sia abbastanza radicato nell’immaginario comune, esso in realtà non appaia realmente nelle opere originali dello scrittore britannico. L’appellativo getta le proprie radici nel modo di dire “Matto come un cappellaio”, molto utilizzato nell’ Inghilterra Vittoriana dove era di moda indossare cappelli e cilindri di feltro fatto di peli di castori canadesi. 

Per feltro si intende uno strato compatto di qualche millimetro, costituito da fibre di lana di pecora cardata (ma si può utilizzare qualsiasi altro tipo di pelo come quello di lepre, coniglio, castoro, lontra, capra e cammello), ossia lana che, una volta lavata, viene sottoposta ad un processo di cardatura con cui viene pettinata in modo tale da poter districare le fibre affinché possano essere allineate.

Il perché dell’utilizzo dell’aggettivo “matto” sta da ricercare nel fatto che il feltro fosse lavorato utilizzando composti tossici quali l’arsenico, la malachite, l’antimonio e il mercurio che, a lungo andare, avrebbero avuto degli effetti estremamente negativi sull’individuo, risultando dannosi per gli stessi cappellai che spesso provavano sulla loro stessa testa le loro creazioni.

perosperoTornando al personaggio “Carroliano” c’è da dire che alcune rappresentazioni, come quella di Tim Burton in Alice in Wonderland, sono state fortemente influenzate da questa interpretazione a tal punto che il trucco usato per il personaggio del Cappellaio interpretato da Johnny Depp, riprende altri aspetti sintomatici dell’avvelenamento da mercurio, per esempio la presenza di macchie arancioni sulla pelle.

Tuttavia, a Perospero risulta difficile attribuire l’appellativo di “matto”: abbiamo infatti avuto modo di conoscerlo come un personaggio più che altro sadico, crudele, che prova piacere nell’assaporare la sofferenza altrui. Altro personaggio con evidenti somiglianze è Willy Wonka, un celebre personaggio orignario perosperodella novel per ragazzi “Charlie and The Chocolate Factory”, del suo seguito “Charlie and the Great Glass Elevator” e dei due adattamenti per il grande schermo, “Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato” del 1971 e “La Fabbrica di Cioccolato”di Tim Burton del 2005.

Stiamo parlando di un personaggio diverso, eppure troviamo ancora una volta elementi quali il lungo cappotto e il cilindro a cui in questo caso si aggiunge il tipico bastone reso nel caso di Oda (a patto che effettivamente un rimando consapevole ci sia), a forma di bastoncino di zucchero.

Dal punto di vista della caratterizzazione, cercando di mettere insieme i vari tasselli dalle varie “interpretazioni”, possiamo dipingere Willy Wonka come un personaggio creativo, enigmatico, lunatico e come uno strano “genio”. Nella storia narrata il personaggio un giorno decide di organizzare un concorso per cui chiunque avesse trovato in cinque biglietti d’oro nascosti nelle sue tavolette di cioccolato, avrebbe avuto la possibilità di trascorrere una giornata intera all’interno della sua “Fabbrica di Cioccolato” che, ricordando sempre il fatto che si sia partiti parlando di One Piece, ci riporta alla mente la fabbrica di caramello realizzata da Perospero come copia dei laboratori di Punk Hazard, affinchè Ceasar potesse portare avanti i propri esperimenti.

perosperoAndando oltre parliamo di un altro persoanggio The Wild Catcher che invece appare nel film-musical inglese “Chitty Chitty Bang Bang” del 1968, diretto da Ken Hugens e scritto sempre da quest’ultimo con la collaborazione di Rohal Dahl (autore di Charlie and the Chocolate Factory e  del suo seguito Charlie and The Great Glass Elevator di cui abbiamo parlato in precedenza), risultando invece assente nel libro originale scritto da Ian Fleming. Il “Rapitore di bambini”, è un antagonista di supporto incaricato dal Barone Bomburstdi catturare e imprigionare i bambini nelle strade di Vulgaria, fittizia in quanto non esistente nel mondo reale.

perosperoAncora una volta sottolineiamo somiglianze in termini di vestiario e quindi design; d’altro canto colpisce l’atteggiamento comune dei due personaggi di regalare lecca-lecca ai bambini, usati nel caso del Child Catcher, come strumento per attrarli e poi rapirli.

Perospero, il mastro caramellaio

perospero

Perospero ha ingerito il frutto del Diavolo “Pero Pero”, che lo ha reso un uomo caramello, in grado di creare e controllare caramello a proprio piacimento. Da questo punto di vista innanzitutto le sue abilità nella manipolazione del caramello potrebbero rimandare all’ “Amezaiku”, ossia l’arte tradizionale giapponese delle caramelle, che consiste nell’usare queste ultime, grazie all’utilizzo delle sole mani o anche di strumenti differenti quali piccole forbici e pinze, per realizzare delle vere e proprie sculture, ricoperte in seguito con del colorante commestibile. 

Durante il periodo Heian, l’ameizaku era utilizzato per realizzare dei doni da poter offrire presso i tempi di Kyoto e poi successivamente, a partire dal periodo Edo, divenne qualcosa di più comune con la diffusione di forme differenti di spettacoli di strada chiamati “Misemono”, festival il cui ricavato veniva impiegato nella cura dei santuari e dei tempi e che divennero ancora più famosi dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Ciò grazie anche alla diffusione della Mizuame, o “acqua caramellata”, un liquido ottenuto a partire dalla trasformazione dell’amido, attraverso l’aggiunta di sciroppo di malto al riso glutinoso (di cui abbiamo già parlato nell’approfondimento su Katakuri), oppure di acidi quali acido cloridrico, acido solforico o acido nitrico all’amido ottenuto a partire dalle patate.

La modellatura avviene in pochissimi minuti, prima che lo zucchero si raffreddi e si indurisca. Una volta data la forma desiderata alla caramella vengono utilizzati coloranti alimentari per decorare la creazione.

Nel mondo dell’amezaiku spicca il nome di Shinobu Ichiyanagi gemmologo, designer di gioielli, istruttore di karate oltre che scultore delle caramelle conosciuto dai suoi fan come “Shan the Candy Man”, “Shan The Candy Scultor”, “Shan The Candy Artist”.

Shinobu nel corso dei suo trent’anni di carriera è diventato un’artista internazionale: basti pensare al fatto che abbia partecipato a numerose feste private organizzate dai divi di HollyWood e a eventi organizzati da compagnie differenti.

Per sua stessa ammissione tutto cominciò in California dove un uomo si avvicinò a lui interessato dalle sue creazioni di caramelle vendute a 25/30 centesimi, e che chiese lui se avesse voluto partecipare ai party delle celebrità.

Egli cominciò ad esibirsi dinanzi a folle nutrite di adulti e bambini che guardavano alle sue creazioni con occhi carichi di meraviglia: d’arta parte la sua arte non può restare impressa nella memoria.

Interrogato su quali debbano essere le qualità per un “Candy Man” egli ha risposto: diligenza, dedizione, voglia di apprendere e di migliorare sempre le propire abilità, in modo tale da poter mostrare al pubblico la “magia” insita in quest’arte.

Tornando al frutto Pero Pero, guardando il parco di mosse posseduto dal Charlotte, l’occhio ricade, per quello che è il nostro interesse all’aspetto più citazionistico, su due tecniche in particolare: Candy Maiden e Candy Slug.

perosperoIl Candy Maiden è sostanzialmente una riproposizione in caramello della Vergine di Norimberga/Vergine di ferro, uno strumento di tortura del diciottesimo secolo, considerato erroneamente medievale a causa di una storia nella quale si raccontava fosse stata usata per la prima volta a Norimberga il 14 Agosto 1515.

Questa storia è stata raccontata per la prima volta nel 1793 dall Johann Philipp Siebenkees, un filosofo e archeologo tedesco, il quale raccontò che un falsario venne ucciso lentamente dagli spuntoni di ferro della macchina. 14 Agosto 1525 è la data alla quale viene attribuita tale esecuzione.

Siebenkees afferma che la Vergine fu utilizzata come strumento di esecuzione durante tutto il medioevo e nei secoli successivi per i processi alle streghe e persone che avevano compiuto particolari crimini come, appunto, falsificare monete. 

perosperoEd è pertanto lo stessp Siebenkess a fornirci la prima descrizione di questo strumento: essa è costituita da una cabina di ferro suffcientemente alta da poter contenere un essere umano adulto, con l’aspetto di una fanciulla ed arricchita con una giorgiera, ossia il tipo colletto caratteristico del vestiario aristocratico maschile e femminile nel periodo tra il 15esimo e il 17esimo secolo, affinché in esso si potesse riconoscere il volto della Vergine Maria.

Il condannato, una volta attraversate sette stanze con sette lucchetti prima di essere giustiziato, avrebbe raggiunto un lungo corridoio chiamato “Sala della Vergine dove era presente la Vergine di ferro, dinazi alla quale avrebbe visto il volto della Madonna a cui avrebbe potuto chiedere la supplica.

Una volta intrappolato al suo interno, chiuse le ante della cabina, gli spuntoni che la rivestono internamente lo avrebbero infilzato in tutto il corpo; però essendo montati in modo tale da evitare di perforarne gli organi vitali, non lo avrebbero ucciso sul colpo, ma lentamente e dolorosamente facendolo agonizzare per qualche giorno fino a quando, con l’apertura della cabina, gli spuntoni fuoriuscendo ne avrebbero dilaniato le carni portando alla morte per dissanguamento. Ma non solo. Il volto, al quale il condannato aveva chiesto il perdono, era caratterizzato internamente da due chiodi che avrebbero provveduto a privarlo immediatamente della vista.

C’è da dire però che la Vergine a partire dalla quale questa storia ha avuto inizio fu distrutta durante un bombardamento nel 1944.

Secondo Wolfgang Schild, professore di diritto penale, storia del diritto penale e di filosofia delle legge, le presunte Vergini di Ferro nel 17esimo secolo furono messe insieme a partire da manufatti trovati all’interno dei musei ed esposte per fini commerciali.

La Trinchesia Speciosa, invece, è una specie di lumaca di mare, termine con il quale in gergo comune ci si riferisce ad alcuni organismi del Phylum dei molluschi, ma anche ad alcuni ricci di mare del phylum degli Echinodermata.

Questa piccola lumaca più nello specifico è un gasteropode marino appartenente al gruppo dei Nudibranchi, caratterizzati dal fatto di non avere la conchiglia e quindi di essere “nudi”, e alla famiglia dei Trinchesidi.

Questo gasteropode risalta all’occhio per la colorazione del suo corpo che si aggira sul giallo-arancione e turchese dei suoi cerata, delle estroflessioni dell’epidermide dei molluschi nudibranchi con funzione respiratoria, digestiva e spesso difensiva.

Al suo interno sono infatti soliti conservare le cellule urticanti o nematocisti degli Cnidari dei quali si cibano, usandole poi come strumento di difesa dopo averle racchiuse in cnidosacchi al termine dei cerata.

perosperoAltri nudibranchi, sprovvisti di nematocisti, attraverso un processo di autotomia o autoamputazione, rispondono a situazioni di pericolo perdendo alcuni cerata che emettono rapidamente una sostanza appiccicosa che possa fungere da diversivo. 

Ora vi starete chiedendo il perché di questa divagazione. Per rendervi più chiaro tutto, tutto vede associare la Candy Sea Slug di Big Mom ai nudibranchi della specie Trinchesia Speciosa per via del loro nome comune: “Candy Nudibrnach”.

perosperoInvece quella che potremmo chiamare “Candy Frog” apparsa per la prima volta nel capitolo 901, sembrerebbe rappresentare un evidente richiamo, per via della corona sul loro capo, alla fiaba del “Principe Ranocchio”(Der Froschkönig in tedesco), molto conosciuta soprattutto per via della versione dei fratelli Grimm.

Secondo Carl Gustav Jung psichiatra, psicanalista, antropologo e filosofo svizzero, la fiaba racconta il processo di iniziazione di una giovane donna nel passaggio all’età adulta.

perosperoInteressante inoltre il fatto che proprio tale fiaba, e più nello specifico la versione dei fratelli Grimm, sarebbe stata fonte di ispirazione per una serie di prodotti della Lindt, da poter regalare a San Valentino e che potrete trovare in Germania in mezzo ai soliti cuori pieni di cioccolate: stiamo parlando dei prodotti “Froschkönig” che prendono direttamente l’immagine del principe ranocchio usandola come “proprio volto”.

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