Salve e bentrovati in questo nuovo appuntamento della rubrica “L’angolo delle citazioni”. Oggi parleremo dell’ultimo Dolce Comandante rimasto, nonché il più forte dei tre: Charlotte Katakuri.
Charlotte Katakuri, secondo figlio maschio della famiglia Charlotte, più grande dei suoi fratelli gemelli Daifuku (3° figlio) e Oven (4° figlio), ministro della farina con incarichi amministrativi su Komugi Island, è un pirata sulla cui testa pende una taglia pari a 1 miliardo e 57 milioni di Berry.
Katakuri, il botanico
Katakuri è il nome con cui è conosciuta la pianta asiatica Erythronium japonicum, una pianta appartenente al genere Erythronium e alla famiglia delle Liliacee, nativa di Giappone, Corea, dell’estremo Est della Russia (più precisamente delle Isole Curili e dell’isola di Sakhalin) e del nord-est della Cina (provincie di Jilin e Liaoning).
Altro nome con cui essa è conosciuta è “Giglio di Trota”, per quanto non è detto che tutti gli esemplari della specie presentino sulle foglie le macchie di colore nero (simili a quelle esibite dalle trote) a cui questo soprannome rimanda.
Particolarmente contrastanti sono le opinioni degli studiosi che si dividono tra coloro i quali credono che essa sia in via di estinzione e chi crede invece di no.
Nella versione del Ministro dell’ambiente giapponese della Red Data List, la grande lista riguardante lo status di conservazione delle specie viventi, (ossia l’indicatore della probabilità, calcolata sulla base di tutta una serie di fattori, che una data specie possa estinguersi o meno), è presente alcuna valutazione riguardo lo status dell’intera specie, mentre nelle liste redatte dalle varie prefetture la Katakuri è segnata come pianta a rischio nelle prefetture di Hyogo e Mie, nella regione del Kansai sull’isola di Honshu.
Questa pianta infatti è particolarmente vulnerabile a causa del suo periodo vegetativo limitato e della sua crescita lenta: basti pensare al fatto che abbia bisogno di 7-8 anni per poter finalmente fiorire.
La “Lista Rossa” presa in considerazione è una delle Liste rosse regionali, che riguardano lo status delle specie all’interno di una data regione appunto. La lista Rossa più importante invece è quella della IUCN, istituita per la prima volta nel 1948 e rinnovata annualmente, redatta raccogliendo dati grazie all’aiuto di migliaia di volontari esperti nei campi della zoologia,della botanica e di campi di studio affini.
La IUCN sopra citata è “L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura”, un’ organizzazione non governativa (con il privilegio di prendere parte come “osservatore” all’Assemblea delle Nazioni Unite) con sede a Gland in Svizzera e che, fondata nel 1948 nel comune francese di Fontainebleau, è definita come la più autorevole istituzione scientifica internazionale che si occupa di conservazione della natura.
Essa nasce, in un momento storico nel quale si era molto indietro nell’ambito della tutela ambientale, con il compito di favorire la comunicazione delle organizzazioni e dei paesi membri (ben 62), promuovendone l’impegno attivo e la collaborazione reciproca, e incentivando soprattutto la ricerca scientifica.
Potremmo considerare il suo motto questo: “vivere in un mondo che apprezza e conserva la natura.”
Da Katakuri deriva Katakuriko, il nome dell’amido estratto dal bulbo dell’Erythronium Japonicum, per quanto poi venga usato in gergo comune per la fecola di patate, l’amido ottenuto dallo schiacciamento dei tuberi delle patate stesse, e che successivamente viene essiccato per ottenere una polvere granulosa.
Come alcuni di voi forse sapranno, sin dalla prima apparizione di Katakuri, nelle versioni inglesi dei capitoli, i traduttori hanno sempre utilizzato per lui il nome “Dogtooth”, per quanto in realtà i due nomi siano tutt’altro fuorchè termini identici in lingue diverse.
Dente di Cane infatti non è un altro dei modi con cui è conosciuta la E. Japonicum, bensì il nome comune della Erythronium dens-canis, appartenete alla stessa famiglia e allo stesso genere, ma ad una specie diversa, con un areale prettamente europeo e non asiatico. Il suo nome fa riferimento alla forma del bulbo che ricorda proprio il dente di un cane, bulbo da cui annualmente nascono fiori e foglie.
Essa inoltre è una delle specie in cui è possibile individuare la caratteristica morfologica alla base del nome del genere Erythronium, (con erythros che deriva dal greco e significa rosso): la tipica colorazione dei fiori sul rosa-porpora.
Da quanto detto è evidente il fatto che per quanto il nome del Dolce Comandante voluto da Oda sia Katakuri: Dogtooth nel suo essere sbagliato comunque abbia un suo perché, considerando i denti appuntiti simili a delle zanne e il colore dei capelli del secondo figlio maschio della famiglia Charlotte.
Katakuri, il mostro
“Mostro” è il modo in cui Katakuri è sempre stato chiamato da bambino sia per via della conformazione particolare della sua bocca sia per la forma dei suoi denti tali da ricordare un’anguilla pellicano, come sottolinea anche la sorella Flampe nel capitolo 893.
L’Eurypharynx pelecanoides o anguilla pellicano è un pesce abissale, unico rappresentante della famiglia Eurypharyngidae. La sua peculiarità sta proprio nell’incredibile apertura mascellare in grado di raggiunger persino i 0,6 m di ampiezza.
Grazie ad essa l’anguilla pellicano, compensando le sue scarse abilità di nuotatore dovute all’assetto del corpo poco idrodinamico, è in grado di raccogliere le piccole prede delle quali si ciba, attirate grazie all’utilizzo dell’organo bioluminescente posto all’estremità della coda.
Presenta un corpo allungato (di lunghezza fino a 1,8 m) e schiacciato, morfologia compatibile con il fatto che viva in condizioni di alta pressione a profondità abissali (tra 500 e 7.500 metri), dove regnano anche il freddo e il buio.
Katakuri, l’uomo del Mochi
Katakuri ha ingerito un frutto del Diavolo classificato originariamente come Rogia e successivamente, a seguito della correzione apportata dall’autore nella versione del capitolo 863 all’interno del volume 86, come Paramisha speciale: stiamo parlando del frutto Mochi Mochi.
Il mochi è un tipico dolce giapponese fatto di palline di riso tritate e pestate per ottenere una pasta bianca, glutinosa e appiccicosa a cui viene conferita una tipica forma tondeggiante: infatti mochi è la forma contratta di mochi-ii, che significa riso rotondo.
In alcuni articoli sul web potrete vederlo definito “Il killer giapponese di Capodanno” in quanto, in virtù delle sue caratteristiche, tende a depositarsi nella gola e a bloccare le vie aeree specie delle persone più anziane, la cui capacità di masticazione e la stessa secrezione della saliva con gli anni si indebolisce.
Un articolo riporta: “Secondo i media giapponesi, il 90% delle persone finite in ospedale per colpa di questo piatto di Capodanno è composto da ‘over 65’. E ogni anno si verificano problemi di questo tipo. Ecco dunque che a dicembre, nei giorni che precedono il 31, si moltiplicano i messaggi delle autorità, che invitano – specialmente i più giovani e gli anziani – a mangiare solo mochi tagliati a pezzetti molto piccoli. Eppure, nonostante gli avvertimenti, continuano a verificarsi decessi e incidenti legati a questo piatto. A cavallo tra il 2014 e il 2015, il numero delle vittime ha raggiunto il picco, con ben nove morti ‘da mochi’. Nel 2016 c’è stato un decesso, mentre nei giorni scorsi i morti sono stati due, con diverse persone ricoverate.”
Esso nella tradizione viene attentamente preparato durante una vera e propria cerimonia chiamata “Mochitsuki” che richiede un’intera giornata e che comincia dalla sera precedente, quando il riso viene messo a bagno e fatto essiccare per tutta la notte. Si dice che la prima cerimonia del Mochitsuki sia avvenuta quando i Kami, gli dèi, discesero sulla terra, in un momento successivo all’inizio della coltivazione del riso nella provincia di Yamato durante il periodo Yaoi. Esso però originariamente veniva mangiato solo dall’imperatore e dai nobili, essendo considerato un portatore di buna sorte.
A partire dal periodo Heian, il mochi in quanto “cibo per gli dei”, veniva offerto divinità presso i templi shintoisti durante cerimonie religiose tenute dagli aristocratici. E sempre al periodo Heian risalgono le prime testimonianze del suo utilizzo in occasione dei festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno.
Era credenza dei i nobili facenti parte della corte imperiale infatti che lunghi filamenti di mochi appena realizzati fossero simbolo di lungavita e benessere, e che il mochi essiccato avrebbe rafforzato i denti di chiunque lo avesse mangiato.
Il riso utilizzato è un tipo di riso particolare chiamato “Mochigome” in giapponese, Oryza sativa glutinosa in termini scientifici, o più semplicemente “Riso Glutinoso”, non per la presenza di glutine, quanto per via del suo essere appiccicoso.
L’amido di cui il riso è ricco, è un composto organico con funzioni di riserva ed è costituito da tante piccole unità (o monomeri) di Beta Glucosio che, legandosi tra di loro formano una struttura più complessa detta polimero, o per meglio dire in questo caso polisaccaride (visto che si parla di carboidrati): l’amido appunto.
Nella struttura dell’amido più nello specifico è possibile individuare due componenti principali: una componente lineare detta amilosio, e una componente ramificata detta amilopectina. Nel caso del riso glutinoso, è proprio l’abbondanza di amilopectina e la scarsa presenza di amilosio a far sì che durante la cottura i vari chicchi tendano ad incollarsi gli uni gli altri.
Durante il Mochitsuki il riso vien prima bagnato e poi cotto con acqua bollente; con un martelletto chiamato kine viene triturato e pestato per circa due minuti dentro un mortaio detto usu fatto di legno, di pietra o cemento; una volta ottenuta una consistenza tale da non permettere più di vedere i singoli chicchi, il mochi può essere tagliato e modellato in piccole sfere che poi, per far sì che esse non si attacchino alle dita, verranno passate nell’amido di mais,nella fecola di patate, oppure nel Mochikoma, una polvere di riso glutinoso ottenuta dal Mochiko bagnato e poi essiccato.
Il processo richiede però la presenza di almeno due persone che lavorino in perfetta sinergia tra di loro: uno che pesti il mochi, l’altro che lo rigiri ad ogni colpo. E affinché ciò possa venire, si usa gridare per ottenere una perfetta coordinazione e creare un “ritmo”, motivo per cui risulterà fondamentale riporre la propria fiducia nella persona che sta pestando il riso.
Concetti come quelli di “ruotare” e “triturare” però non trovano applicazione solo nel Mochitsuki “più tradizionale”, quanto anche nell’omonima tecnica usata da Katakuri usando il suo tridente Mogura (pronunciabile anche come moguramochi): una tecnica che consiste nell’aumentare il volume del braccio, attorcigliarlo, srotolarlo per poi estenderlo in avanti usando Mogura come una trivella in grado di perforare la roccia e provocare gravi ferite all’avversario.
Tornando alla tradizione invece c’è da aggiungere che quella pocanzi descritta è solo una delle modalità di effettuare il Mochi Pounding (=pestata del Mochi), cosa che comunque non si apprende con uno specifico allenamento, quanto con la pura e semplice esperienza.
Il Mochitsuki può essere un evento celebrato in famiglia, con il vicinato o con una piccola comunità. Tuttavia essendo in tempi recenti un processo
abbastanza faticoso, sono vari negozi specializzati, utilizzando delle macchine automatiche, che triturano ed impastano il riso in poco tempo ed efficientemente, a preparare il mochi in modo tale da poterlo poi vendere, per quanto alcuni negozi mettano in vende l’usu e il kine nel periodo di Dicembre, a dimostrazione del fatto che ci sia una certa domanda per questi tipici utensili.
D’altro canto però vengono anche organizzati i Matsuri, dei festival, derivanti in origine dalle feste tradizionali cinesi, durante le quali si svolgono performance di vario genere ed eventi differenti, tra cui proprio il Mochitsuki, nelle vicinanze di luoghi di culto come templi.
Pertanto non è nemmeno casuale che nel capitolo 883 Katakuri, dopo aver almeno in apparenza sconfitto luffy, crei un tempio di Mochi all’interno del quale poter fare merenda senza che nessuno potesse vedere la sua bocca.
E volendo azzardare, non volendoci accontentare di considerarlo un tempio qualunque, possiamo sottolineare delle somiglianze con numerosi templi come il Konno Hachimangu Shrine, dedicati al Kami Hachiman, divinità della guerra o più correttamente divinità protettrice dei guerrieri.
Esso è anche il protettore del Giappone, del popolo giapponese e della casata imperiale ed è anche considerato dio dell’agricoltura dagli agricoltori che lo pregano per un buon raccolto, così come lo pregano i pescatori affinché la loro pesca possa andare a buon fine.
Come detto in precedenza, per quanto il mochi venga poi consumato per tutto l’anno, essendo nell’immaginario comune portatore di felicità e di fortuna, è un qualcosa di tipico dello Shogatsu, un festival che si tiene per celebrare l’inizio del nuovo anno attraverso tutta una serie di usanze tipiche della cultura nipponica e che comprendono, tra le tante cose, la realizzazione di tipiche decorazioni utilizzando “a base di Mochi”, come il Kagami Mochi e lo Yanagi Mochi, entrambe con degli omonimi nell’arsenale di tecniche di Katakuri.
Il Kagami Mochi consiste in due palline di mochi di dimensioni differenti:di esse quella più grande viene collocata sotto la più piccola sulla quale invece viene appoggiato,con sopra una fogliolina, un daidai, ossia una variante asiatica di arancia amara, sostituita in tempi moderni da un tipo di mandarino giapponese detto Mikan, più dolce del daidai. Il tutto potrà essere arricchito con una lamina di Kombu, un tipo di alga commestibile appartenente alla famiglia delle Laminariacee, e con uno spiedino di Persimmon, una tipologia di frutto comune a molte piante del genere Dyospyros : insomma un tipo di struttura che viene riproposta fedelmente, per quanto in una variante tipica di alcune regioni in cui vengono usate ben tre palle di Mochi, nel Kagami Mochi di Katakuri, tecnica usata sfruttando i poteri del risveglio per soffocare Luffy e chiudere lo scontro.
Il numero due, ossia il numero di sfere di Mochi non è casuale: esse infatti simboleggiano rispettivamente il vecchio anno che lascia lo spazio al nuovo in arrivo, la contrapposizione tra Yin e Yang, tra il Sole e la Luna.
Il Kagami Mochi, che originariamente poteva essere collocato in qualunque angolo della casa, oggi viene posto sull’altare shintoista di famiglia , il Kamidana, oppure in una rientranza della parete della stanza principale della casa detta Tokonoma.
Il dolce viene così posto su di un supporto di legno chiamato Sanpo, con sotto di esso un foglio di carta chiamato Shihobeni, che non ha solo una funzione pratica ed estetica, ma rappresenta soprattutto un augurio per la casa scongiurando eventuali incendi casalinghi per gli anni a venire.
Non è insolito inoltre trovare come decorazione aggiuntiva al kagami, dei fogli di carta a forma di fulmine chiamati Gohei , che sono simili a quelli usati dai lottatori di sumo per decorare le proprie cinture.
Il Kagami Mochi alla fine viene rotto e poi mangiato in un rituale shintoista chiamato Kagami Biraki, che vuol dire apertura dello specchio.
Questo rituale viene celebrato a partire dal secondo Sabato del mese di gennaio e dura fino alla domenica.
E’ molto importante soprattutto nei dojo di arti marziali per merito di Jigoro Kano, il fondatore del judo, che lo ha adottato nel 1884.
Da allora questa cerimonia si è diffusa in tutte le altre arti marziali diventando importante anche tra i praticanti dell’ aikido, il karate ed il jujutsu.
Poco fa abbiamo parlato del Kami Biraki, il nome di un rituale che ripeto significare “Apertura dello specchio”.
Kagami significa non a caso letteralmente specchio. Si racconta infatti che la sua forma rimanderebbe allo “Specchio di Bronzo” o Yata no Kagami, uno dei tre sacri tesori che costituiscono le insegne imperiali del Giappone (e usate come fonte di ispirazione per le tecniche dell’ammiraglio Kizaru). Però, alcuni ricercatori folcloristici affermano che la forma del kagami mochi è in realtà ispirata alle spire arrotolate dei serpenti sacri, cosa che potrebbe rappresentate una valida ragione del fatto che Oda abbia deciso di far utilizzare proprio contro Katakuri una forma di Gear Fourth chiamata “Snakeman”.
Lo Yanagi Mochi è uno storico dolce giapponese che consiste in palline di mochi rivestite con pasta di fagioli rossi, e che viene venduto presso la stazione di Sapporo, la quinta città più popolosa del Giappone.
Yanagi Mochi è anche l’elemento costitutivo di un tipo di decorazione chiamata Me-Jo relizzata in occasione del nuovo anno, e che consiste in palle di mochi di color rosso,bianco,giallo o verde poggiato sui rami di salice (Yanagi).
Infatti l’omonima tecnica usata da Katakuri consiste nel colpire l’avversario con una serie di gambe di mochi che ci vengono fatte vedere ramificarsi proprio dalla gamba principale, proprio come se fossero i rami di un albero.
Fino ad ora nel corso di questa analisi, abbiamo parlato in lungo e in largo del mochi sotto i punti di vista più disparati, riferendoci però ad esso come torta dolce di forma tondeggiante a base di riso, quando poi in realtà molto più comunemente le variazioni sul tema, sia in termini di forma che di composizione, sono molteplice.
Ad esempio può essere grigliato e in tal caso parleremo di Yaki Mochi.
Il mochi grigliato viene cotto alla griglia su carbone o, soprattutto in tempi più recenti, anche in cucine a gas ad una temperatura di 180 gradi centigradi per cinque minuti per poi , durante il periodo autunnale, essere mangiato sorseggiando sake alla vista della luna piena.
Lo Yaki Mochi è una tecnica che infatti consiste nel far aumentare il volume del braccio a tal punto da farlo scoppiare in modo tale che lo spostamento d’aria generato dallo scoppio lanci come un missile il braccio (in stile mecha) che, per via dell’attrito, si surriscalda a tal punto da prendere fuoco.
Piuttosto che la tipica forma tondeggiante, il mochi potrà avere forma squadrata nel Kaku Mochi o Kirimochi, mochi tostato a cui viene data una forma squadrata e che potrà essere servito con salsa di soia o affiancato ai noodles.
Ed infatti durante l’esecuzione del Kaku Mochi, Katakuri non fa altro che squadrare le proprie dita e le proprie braccia per poi indurirle con l’Ambizione dell’armatura, creando un’armatura incredibilmente resistente ed efficiente sia in fase di attacco che di difesa.
Per Giri/Kiri Mochi (da cui deriva lo Zan Giri Mochi usato da Katakuri nelle ultime battute del suo scontro con Luffy) si intende semplicemente il mochi non dolce, tagliato, confezionato e pronto per poter essere venduto.
Raindrop Mochi invece rimanda ad un piatto abbastanza particolare chiamato Mizu Shingen Mochi, Raindrop Cake o Torta all’acqua nata da un’idea della Kinseiken Seika Company nella città di Hokuto, nella prefettua di Yamanashi e tipica, almeno in Giappone, di soli due negozi di tale prefettura.
La sua peculiarità sta nel fatto che non venga utilizzato il mochi, quanto l’acqua presa dalle sorgenti delle Alpi giapponesi o più comunemente filtrata, che viene gelificata sciogliendovi all’interno l’agar agar(in giapponese Kanten= clima freddo), un polisaccaride ricavato da alcune Rodophyte (o alghe rosse) di generi differenti (generi più utilizzati sono Gracilaria e Gelidium), che insolubile a freddo, si scioglie se mescolato con acqua in fase di ebollizione.
L’acqua vien messa così a bollire per circa un minuto; nel caso in cui si dovessero vedere ancora i granuli di agar agar, sarà sufficiente prolungare la bollitura per un altro minuto.
Durante il processo di raffreddamento le molecole del polisaccaride pian piano si legano fra loro per formare un reticolo che intrappola l’acqua e le altre molecole presenti formando una gelatina, quando la temperatura ha raggiunto i 30-40 °C, con la possibilità poi di sciogliersi nuovamente se riscaldato.
Le Muso Donuts prendono spunto dalle semplici ciambelle di Mochi, mentre il Chikara Mochi (tecnica il cui nome sembrerebbe essere anche un gioco di parole con “strong man”) è sia il nome di alcuni negozi specializzati nella realizzazione e nella vendita di prodotti a base di mochi (alcuni dei quali anche al di fuori del Giappone, come ad esempio negli Stati Uniti), sia di un tipo di mochi relizzato nella prefettura di Shiga presso il Miidera Chikara Mochi Honke e chimato Mideera Chikara Mochi appunto; esso viene realizzato usando le tecniche tradizionali tramandate all’interno della compagnia sin dalla sua fondazione nel 1869 usando un nettare particolare e farina si soia senza aggiunta di conservanti; esso poi verrà servito allo spiedo con una salsa dolce e con la possibilità di sorseggiare del thè verde presso l’angolo cafè del locale.