‘Vengo in pace
Se pensi di sfidarmi assicurati di esserne capace
Sarà meglio per te… perché così com’è…
Preparati a tremare quando tocca a me!‘– Articolo 31, Così Com’è
Salve genti, nuova analisi, capitolo 1148: sacrificarsi per un bene superiore.
Nero avventuroso, suspence, humor, antiretorica.
In un manga che ha visto mille volti di eroismo, Oda affida la scena madre non a un guerriero invincibile o un re indignato, ma a una bambina senza poteri, senza nome altisonante, che di fronte a un precipizio non chiede aiuto, non prega, non cede, ok, le scappa qualche lacrima.
Ma sta dritta. E dice di no.
Ronja non è una combattente. Ma la sua è forse la dichiarazione di guerra più radicale che questa saga ci abbia offerto.
Ed è proprio nell’incontro con l’ignoto che nasce il fascino della scoperta, vero?
Oggi abbiamo tutto questo e altro ancora.
Il metodo con cui il Governo ha svuotato centinaia di popoli e clan (esattamente, tipo i gusci vuoti ‘le D’). La difesa di una civiltà da parte di una Robin splendida e spietata (in preda alla collera, The Real Deal del capitolo). Per chi se le fosse perse: nuove, succose info sui Frutti dei Cavalieri. E, finalmente, il punto debole della rigenerazione.
Su questo ci sarà parecchio da dire, ma andiamo con ordine.
È il momento dell’Elzeviro.
Il domicilio della fantasia
Sapete come si arriva ad una corretta interpretazione dei fatti? Tramite l’attendibilità dei dettagli. Ci arriveremo, prima parliamo della mini avventura.
Niente derive oniriche, zero formalismi: Yamato riprende il suo pellegrinaggio.
Siamo passati da una proverbiale lentezza fatta di congetture a un fuoco di fila di indizi.
Mi riferisco, ovviamente, alla possibile comparsa di nuovi Foderi Rossi.
Non ripeterò la mia posizione: nei precedenti elzeviri ne ho parlato con dovizia di particolari e non voglio rubarvi tempo. Direi piuttosto di soffermarci su un paio di dettagli intriganti. Quelli che fanno scricchiolare le teorie già pronte e ti costringono a tornare sulla mappa della plausibilità.
Il nuovo gruppo ha ripreso il cammino, guidato da una Yamato raggiante, con al fianco Ulti in splendida forma e… Page One.
Sempre espressivo come un tappo di sughero, amichevole quanto una tagliola. Questo personaggio continua a lasciarmi perplesso. Ma cosa ha contro l’intero genere umano?
Poco importa, mes amis, perché la parte del leone la fa Ulti-girl.
E su di lei vi sottopongo tre elementi degni di attenzione…

Da quando un qua usa una katana? Ok, è l’arma tipica dei samurai (e quindi dei foderi).
Approfondendo, il termine samurai (侍) deriva dal verbo giapponese arcaico saburau (侍う), che significa proprio “servire” o “stare al fianco di”. Originariamente, infatti, erano servitori militari al servizio di un signore (daimyō) nell’antico Giappone. Il loro ruolo andava oltre il semplice compito di uomini d’arme: erano vincolati da un codice d’onore, il Bushidō (la via del guerriero), che comprendeva lealtà, sacrificio, rettitudine, coraggio, autocontrollo e, appunto, il dovere di servire con fedeltà assoluta.
Già: al cuore dell’identità del samurai c’è l’idea del servire, ma in un senso nobile e totalizzante, che unisce disciplina, dedizione e onore. Procediamo:

Ma, non è forse il simbolo del Sole?
Compare qui, a Wano, dopo il flashback di Kuma a Egghead, dove il culto in questione viene esplicitamente legato al retaggio Buccaneer. Eppure, sembrerebbe un dettaglio lasciato lì, casuale.
Invece no.

Nel murale di Elbaph, i samurai di Wano compaiono esattamente accanto a chi sventola quel simbolo. Nessun altro legame palese, ma già questo è più che sufficiente per far drizzare le antenne.
Il motivo? Semplice, e proprio per questo efficace.
Oda sceglie di mostrarci il parallelo ora, non durante la saga interessata.
Avrebbe potuto inserire il flashback di Kuma a Wano?
Ovviamente no. Una scelta voluta, opportunamente calibrata.
Infine…

Ulti è una persona completamente diversa, sapete chi ricorda?
(Dopo la caduta di Kaido, il suo signore)
I Ronin. Per chi non li conoscesse, fornisco due info su questa casta di guerrieri. Samurai senza padrone, caduti in disgrazia per la morte del proprio signore o per la perdita del vincolo di lealtà, i rōnin incarnano una dimensione liminale: guerrieri sospesi tra l’onore e la marginalità, tra la disciplina del bushidō e la necessità di sopravvivere in un mondo che li considerava anomali, persino scomodi.
Spesso ridotti nella narrazione ufficiale a banditi o vagabondi, nella cultura popolare e cinematografica – basti pensare ai capolavori di Kurosawa o al cinema chambara – il rōnin si è trasformato in archetipo.
Un simbolo di resistenza solitaria, ma anche di crisi d’identità.
La sua è una traiettoria che interroga: cosa resta del codice quando viene a mancare la struttura che lo sorregge?
È un po’ quello che succede anche con Page One e Ulti — e se vogliamo con alcuni dei Foderi Rossi. Ulti sembra un’altra persona. Abbassa lo sguardo, ma non per sconfitta: è un gesto di gratitudine, di consapevolezza. Ha ritrovato qualcosa che le mancava da sempre: uno scopo, un senso, forse perfino un ruolo che stavolta sente suo.
E quel patto d’onore che la vincola a Yamato, più che una formalità, è una dichiarazione d’identità. Anche le mini avventure, a ben guardare, non fanno da sfondo.
Parlano.
Dicono molto.
Come appunti a margine scritti per chi non volesse lasciarsi sfuggire nessun dettaglio.
Ma è tempo di addentrarci in un capitolo ricco di informazioni.
E non è un caso che porti il nome Ronja. Perché l’oppressione, qualunque forma essa assuma, teme chi non ha nulla da perdere, se non la propria integrità.
E se l’ordine, ieri come oggi, spesso prospera sull’obbedienza, la vera dignità si trova in chi rifiuta di piegarsi. Quindi, è proprio l’attendibilità di certi piccoli dettagli, a fornire all’interpretazione il diritto di cittadinanza nella nostra immaginazione.
Signore e signori: capitolo 1148…
Contro la memoria
‘Il coraggio si trova nei luoghi più impensati’
– Gildor, Il Signore degli Anelli
I Cavalieri di Dio seguono una scala di priorità ben precisa: il piano iniziale prevedeva il rapimento dei bambini per piegare i genitori, l’ultima generazione ancora addestrata al combattimento. Ma tutto cambia nel momento in cui scoprono la presenza della scuola.
E della biblioteca.
Non li stanno scortando alle navi. Invertono la rotta all’improvviso, puntano dritti verso il ciglio del vuoto. Partire? Nemmeno per idea. Non finché non avranno la certezza che libri e memoria saranno annientati.
Lasciano perdere per il momento il piano originario, insomma.
Ma perché tanto accanimento? Perché rinunciare a una strategia più semplice in favore di uno scontro aperto, arrivando perfino a usare le comunicazioni locali per rivelare la propria posizione?
Che ci crediate o no, queste mosse potrebbero gettare luce sul piano di Harald.
Il Senjūmin Issō Taikai, o Festival della Purificazione dei Nativi, è un evento che si svolge ogni tre anni e rappresenta uno degli aspetti più cupi e nascosti della storia di God Valley. Si tratta di una vera e propria operazione di epurazione. La popolazione che rifiuta di affiliarsi al governo viene punita con crudeltà, mentre vengono trascinati in questo abisso anche quelli considerati “indesiderabili” dal regime: criminali come Ivankov, figure come Buccaneer, e persino esseri da sempre emarginati come gli uomini-pesce.
Quello che si nasconde dietro non è soltanto la repressione di chi non si affilia al governo, ma la volontà di sterminare chiunque rappresenti una minaccia potenziale per l’élite di Mary Geoise. Ogni tre anni si consuma un genocidio, letteralmente. La politica del governo è chiara: eliminare ogni forma di resistenza, purificando la società da chiunque possa minacciare il suo ordine.
Ed è interessante (meglio dire inquietante) riflettere sull’atteggiamento del governo riguardo alla storia e alla memoria. La manipolazione degli studi storici e dei libri diventa una strategia fondamentale per il controllo delle masse.
Avete notato un dettaglio da brividi? È stato un atto di decisione autonomo, senza consultare i Gorosei. Una mossa significativa, considerando che, come ben sappiamo, una volta oltrepassato l’Abisso la comunicazione diventa impossibile, poiché ci si trova a dover fare i conti con una ‘copertura di rete’ costituita da lumacofoni diversi.
Tre rapide prove a sostegno di questa tesi:
A) Saturn evoca i Gorosei tramite il pentacolo, una funzione intrinseca del medesimo.
B) Mary Geoise non avvisa direttamente Shamrock di rientrare, lo fanno i suoi commilitoni.
C) Sommers, appena evocato, era al telefono e si lamenta della caduta di linea.
Ecco il punto: hanno deciso in autonomia.
Qui, la faccenda assume contorni ben più intriganti.
Considerando che ‘i giochi’ avvengono ogni tre anni, quello dei Cavalieri Divini è un approccio che parla chiaro: il potere si mantiene con la paura e l’ignoranza. Eliminare la Biblioteca di Elbaph non è solo un gesto sadico, ma una strategia politica.
In un mondo dove la conoscenza può risvegliare la consapevolezza (e magari rivolte), l’oblio è una dottrina.
Fate attenzione, la decisione di distruggere la scuola e la Biblioteca – tempi millenari di conoscenza – non è più il gioco iniziale. Non sarebbe la prima volta che Oda affronta la censura e la manipolazione della storia, basti pensare a Ohara, spazzata via dal Buster Call per aver osato decifrare i Poneglyph e cercare la verità sul Secolo Vuoto. Ma in questo caso la faccenda era di pubblico dominio, dovevano mantenere una facciata: qui, invece, hanno abbassato la maschera per scatenarsi come belve.
I Cavalieri Divini, braccio armato e fanatico dell’ordine mondiale, mirano direttamente alla distruzione della cultura.
A proposito di divulgazione, questa sera non saremo in Fatal, il Re sta per rientrare dal Giappone e preferiamo farla tutti insieme, si recupera in settimana, seguiteci su Telegram e non avrete mai problemi!
https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true
Tornando a noi, come ha fatto Imu a cancellare dalla memoria collettiva scontri titanici, come quelli immortalati nel murale inciso sull’Albero di Adam? In che modo ha potuto recidere alle D il filo della propria identità, lasciandole svuotate, ridotte a gusci vuoti? Forse toccando ciò che nessuno è disposto a perdere: le persone amate. Proprio come sta facendo Sommers, predatore travestito da uomo. Un carnefice che, a giudicare dallo scatto nervoso non appena scorge Gaban, conosce bene chi ha di fronte… e lo teme. Probabile che si siano già scontrati a God Valley. Se a questo sommiamo la fedeltà cieca di Loki verso gli ideali di Xebec, una cosa appare evidente: Oda non disegna mai a caso.

Vedete questa vignetta?
Chiarisce parecchi dubbi e rivela sia le vere intenzioni di Sommers che il piano originale di Harald:
- La delicata situazione della Marina è ora esemplificata da un Sakazuki pieno di dubbi e un Kizaru in crisi, ben lontani dalla forza d’impatto che caratterizzava il periodo con un cane sciolto come Garp. Non dimentichiamo altresì la derisione di Sommers, quando realizza che Saul è ancora vivo e vegeto.
- Può piacere o meno, ma i Cavalieri Divini pestano come fabbri. Non temono nemmeno l’ombra della vecchia generazione, e Rayleigh stesso ammette che la strada sarà ardua. Allora, non sono i mugi ad essere deboli, ma i nobili celesti nel pieno del loro prime.
- La vignetta chiarisce un punto fondamentale: queste tre fazioni (senza contare l’ombra di Xebec che aleggia sulla narrazione) si conoscono benissimo, e hanno già incrociato le spade in passato.
Ecco perché Sommers ha riformulato il piano, nulla si muoverà finché ogni singola pagina non sarà consumata dalle fiamme. La frase che tende a minimizzare tutto è ‘Vogliamo distruggere la vostra cultura, la vostra storia‘. Ma, fate un favore a voi stessi, mettetela un istante da parte.
Il vero punto, in realtà, risiede altrove:

Al cavaliere non interessa affatto colpire l’identità dei giganti, né si cura di profanare le loro origini o spezzare le tradizioni: ciò che vuole, sopra ogni altra cosa, è che nessun frammento del passato sopravviva, che nulla resti a raccontare. Questo è il suo obiettivo primario. Altrimenti, sarà Imu stesso a trattarlo come Roma fece con Cartagine.
E ora pensate ad Harald, almeno sul filo dell’ipotesi, probabilmente in contatto diretto con il Governo, forse già soggetto a pressioni o minacce, ricattato come Shepherd sta facendo con i vichinghi. Non è forse curioso che sia proprio lui a menzionare il Re al suo arrivo nel Warland? Un sovrano che amava tanto il suo popolo da strapparsi le corna per rinnegare un passato di violenza. Ma, siamo davvero certi di questa immagine?
I giganti erano aggressivi, certamente, ma non si lanciavano certo in carneficine cieche alla logica.
Sommers maledice il padre di Loki per aver contaminato le nuove generazioni con l’illusione della pace, e su questo punto — ora che i fatti recenti ce lo permettono — possiamo avanzare un’illazione finalmente plausibile. Quando il Cavaliere dice a Jarl ‘In mancanza di un Re… sei tu a prendere le decisioni‘, emerge con chiarezza un dettaglio cruciale: la struttura del Warland non è monarchica in senso stretto, ma fondata sull’autonomia dei villaggi.
È l’anziano, o un’autorità equivalente, a prendere posizione sulle questioni di rilievo, probabilmente con potere deliberativo sull’intero territorio in assenza di un sovrano.
Ecco, allora, che si svela il senso delle parole di Harald. Quando affermava ‘Aprirò Elbaph al mondo‘, non si riferiva soltanto al villaggio principale, ma all’intera isola, al Warland nella sua interezza. Non era una promessa ingenua, ma una manovra sottile, la seconda raffinata giocata di un Re che, forse, non aveva affatto abbandonato la scacchiera.
Provo a formulare un’ipotesi, vedremo se il tempo mi darà ragione.
Immaginatelo con le spalle al muro, costretto a trattare con i Cavalieri, che da un momento all’altro potrebbero spalancare un portale e scatenare un conflitto, devastare tutto ciò che incontrano. Accetta allora, ma solo in apparenza.
Firma una tregua e guadagna tempo.
Intanto architetta una contromossa, e che contromossa.
A. Struttura un intero sistema educativo per i giganti, infondendo in loro la conoscenza del presente e radicando un’educazione pacifista, tanto metodica da renderli inadatti in battaglia.
B. Più accorto dei draghi stessi, prepara silenziosamente l’apertura del Warland al mondo, insieme alle sue leggende, alla sua storia, al suo passato.
Ragionate un istante sulla praticità di tutto questo.
Molti ipotizzano che Imu abbia usato un potere, forse un Frutto del Diavolo, per cancellare dalla memoria collettiva eventi cruciali della storia. È una teoria affascinante, certo, ma io ne coltivo un’altra. Occhio: non si tratta di dire quale sia giusta o sbagliata. La mia è solo sete di conoscenza. Se davvero si trattasse di un potere, va detto che in One Piece tutto parte dai Frutti.
Ma allora saremmo davanti a un’abilità ancora ignota, e di conseguenza difficilmente argomentabile.
Anche perché – ammettiamolo – quanti poteri dovrebbe avere Imu?
Anche nel mondo narrativo le forzature hanno un limite.
E se fosse invece un frutto vero e proprio? Mhhh, non saprei. Kishimoto aveva già ideato anni fa lo Tsukuyomi Infinito. E sinceramente, non riesco a immaginare Oda intento a scimmiottare un’idea altrui.
Ripensate alle parole di Sommers: ‘Bruciate tutto.’
Se un regime totalitario imponesse, con la violenza più brutale, il silenzio su un argomento, arrivando a minacciare persino i tuoi figli, chiunque – ripeto, chiunque – finirebbe per tacere.
Ora provate a immaginare quanto possa comprendere di politica un bambino. Poca cosa, ovvio. Sono in fase formativa, hanno un’idea appena abbozzata di cosa significhi libertà, ma avvertono istintivamente la differenza tra ciò che è giusto e ciò che non lo è (come Ronja). Torniamo ai dittatori. Se controllassero ogni conversazione come falchi, se vietassero perfino di nominare certi luoghi o eventi, sotto minaccia di morte, quale sarebbe il risultato?
Che una bambina come Ronja, e con lei i suoi compagni, crescerebbero immersi nell’ignoranza più totale del passato. Mica potrebbero immaginarlo.
Ma i sospetti – quelli sì – ci sarebbero eccome. Poiché avrebbero visto con i loro occhi il ricatto dei libri. Ed è proprio qui, fidatevi, che inizia la parte più interessante.
Profiliamo una successione di eventi basati sul controllo.
Prima generazione, ricatto a viso aperto, memoria dei fatti da parte della seconda generazione, ma non un filo o un brandello di storia, tutto è stato bruciato.
Seconda generazione, in quanto testimoni diretti del ricatto, sicura trasmissione del dubbio ai proprio figli, ma nessun accenno storico, occhio, non su tutto il corso della storia, quello generale può essere tramandato, ma su intere aree di esistenza: veto totale. ‘Ma esiste quel palazzo, successe quell’evento… sssh, non ne puoi parlare figlio mio‘.
Terza generazione, il sospetto si fa eredità, quindi rimangono vaghi dubbi trasmessi ai propri figli, in quanto non si è stati testimoni diretti.
Quarta generazione, accettazione di vivere nella propria isola protetti dal governo, a patto di non studiare un periodo ritenuto pericoloso per la società.
La ciliegina, con l’andare del tempo gli oppressori diventano eroi.
Vogliamo divertirci? Considerando che le dinamiche variano a seconda del contesto storico e geografico, gli studi più autorevoli affermano che, in un secolo, si susseguono dalle tre alle cinque generazioni.
Qui ne sono passati nove.
Per questo la mia teoria guarda altrove. Alla manipolazione sottile, alla paura, al ricatto. Alla strategia invisibile del potere che non si impone con la forza, ma si insinua fino a riscrivere ciò che è reale.
Non serve un incantesimo, quando puoi riscrivere il passato con l’oblio imposto.
Tra di voi, sono sicuro che qualcuno stia pensando: “Sì, ok, il ragionamento regge, ma non potevano parlarne in privato, a casa? Non potevano essere tenuti sotto controllo 24 ore su 24? È impossibile“.
E avete perfettamente ragione. Immagino che vogliate una risposta.
Sì, avrebbero potuto riunirsi, dopotutto, abbiamo visto che fine ha fatto Ohara, no?
Avrebbero potuto discuterne in famiglia, come ha fatto Kuma con suo padre, giusto?
E ricordate che i “giochi” si fanno ogni tre anni. Il punto cruciale è che continuo sinceramente a darvi ragione, altrimenti non si spiegherebbe quanto segue.
Osservate con attenzione…

… ecco la grottesca verità: un giovane Clover che comprende di dover mentire per sopravvivere, le istituzioni che ti condannano pubblicamente solo per aver identificato la tua appartenenza a un clan, da qui, la sete, il bisogno… la necessità di spiegare come possa accadere un abominio simile.
Cosa aggiunge poi, a Vegapunk?

Cristallino, grottesco nella sua ferocia, eppure cristallino. Se seguiamo un semplice filo logico, ogni isola si presenta come un mondo a parte. Appartato, ignaro di cosa succeda nelle altre. Le notizie che giungono sono quelle distorte e approvate dal governo mondiale. Fujitora a Dressrosa ha compiuto un passo che, per importanza, riecheggia con forza nel capitolo di oggi, smascherando le responsabilità un sistema marcio. Ergo?
Se il passato di Elbaph venisse cancellato, i giganti ridotti a schiavi e i dissidenti eliminati, chi potrebbe raccontare cosa sta succedendo oggi nel Warland, al resto del mondo?
Nessuno.
Questo stillicidio culturale, accuratamente architettato per ogni singola generazione e per ogni diversa comunità, si manifesta come una macchina ben oliata. Eppure, a chi possiede la lucidità di osservare con attenzione o a chi ha vissuto in prima persona quegli eventi, le domande emergono inevitabilmente, al di là di qualsiasi manipolazione.

… e puntale, la risposta non tarda ad arrivare.

Si parlava di un potere, della capacità di un frutto nel cancellare la memoria, ne siamo ancora sicuri?
A me sembra un genocidio sistematico, gestito con il silenzio e con la spada.
Capite dove voglio arrivare?
Inizio a sperare che Re Harald volesse aprire il Warland per ‘uscire dal proprio giardinetto di certezze’, fare fronte comune con altre isole per svegliare i relativi popoli, e, ironia della sorte: la conferma gliel’avrebbe data proprio il governo con i suoi metodi da Gestapo.
Qui sarebbe avvenuta la tragedia più grande, perché non avvenne?
Ipotizziamo: messo alle strette da i cavalieri (tendo a immaginare in maniera plausibile), come puoi mandare avanti il tuo piano senza subire una rappresaglia immediata?
L’unica maniera per non insospettire il governo… era morire.
Già, forse proprio per questo Loki pone quella domanda ad Hajrudin ‘Non dirmi che anche tu credi davvero che io abbia ucciso nostro padre con l’intento di farlo… dimmi che non ci credi veramente…’
Non so dirvi quanta verità ci sia nel mio ragionamento, posso solo aggiungere che lo trovo coerente.
Per il resto: non illudetevi, i Cavalieri Divini hanno già vinto. Hanno piegato la volontà dei giganti, messi in ginocchio…
Ah, dimenticavo un dettaglio.
Ronja.
Mentre Sommers ottiene esattamente ciò che cercava — caos, confusione, litigi tra i giganti ormai incerti sul da farsi — tra loro non si alza la voce dell’erede al trono, né del saggio più eloquente o del guerriero più feroce.
A parlare è una bambina.
Ed è questo che rende Ronja una figura universale: non la forza, né la presunzione, né la superbia, ma il coraggio silenzioso di chi, privato di ogni appoggio, continua a scegliere il giusto. Anche quando sembra impossibile.
Datemi del sentimentale amici miei, ma quella scena mi ha commosso.
Perché la bimba si ribella non per orgoglio, non per reputazione.
Ma perché non opporsi le sarebbe insopportabile.
Ronja rifiuta la logica della resa e ribalta la narrazione della vittima. Oltre il pathos, c’è lucidità. Preferisce la morte alla cancellazione della memoria collettiva del suo popolo.
Perché, senza di essa, non resta più nessun “noi”.
Questa scelta, inequivocabile, riecheggia una battuta centrale del film L’Ultimo Samurai, quando Nathan Algren dice: «Devo combattere, perché sono venuti a distruggere quel che ho imparato ad amare». Non combatte per ideologia, né per gloria. Lo fa per un’identità acquisita, per una cultura che lo ha reso migliore. Attenzione, non c’è un “giusto” in questa scena. Ma solo la crudezza di una scelta imposta dal potere. L’atto di Jarul, che ordina di incendiare la scuola per salvare i bambini, è tragico proprio perché non ha alternative.
Sommers vuole eliminare le domande che si posero Kuma e Clover, ossia: Quanto vale il diritto di sapere chi siamo stati?
La risposta di Ronja – quelle che tanto ama il sensei – è quella di una sognatrice. Quella di chi ha compreso che la memoria è l’ultimo presidio contro l’oblio. E che, senza di essa, nessun popolo è davvero libero. Magistrale la scelta di farlo dire ad una bambina, è il contrappunto morale che inchioda l’ingiustizia alla sua menzogna. Infatti la situazione si ribalta completamente, i giganti ritrovano vigore, e un popolo diventa un sol uomo, intuendo una verità complessa tramite delle semplici parole innocenti.
Nessuna tirannia è tranquilla, quando anche un solo individuo rifiuta di inchinarsi.
Ira funesta
‘Sto per avere un vecchio amico… per cena’
– Hannibal Lecter, Il silenzio degli innocenti
Vi state chiedendo se Gaban mangerà vivo Shepherd?
Oh… ma certo.
Ma quella è solo la ciliegina. Andiamo con ordine.
Punto primo, si risolve una domanda che ci poniamo da anni: perché Robin ha una taglia così bassa? Perché non le viene scatenata contro tutta la Marina o i Cavalieri degli Dei? Probabilmente perché Imu e i Gorosei sono immortali.
Questo, è un cardine narrativo che segna tutto, in modo totale e totalizzante.
Non appena Saturn la riconobbe a Egghead, tentò immediatamente di eliminarla. Fu salvata solo dalla prontezza di Nami, perché altrimenti sarebbe stata giustiziata sul posto.
La strategia è chiara: essendo lei solo una mortale, attendono il decorso del tempo. Se dovesse ricomparire, l’esecuzione sarebbe immediata. Sommers gioca con lei – prima la prende in giro, poi la fredda senza esitazione, solo per rendersi conto del clone e… comunque poi riprendere sarcastico con le sue battute.
Robin non li impensierisce minimamente, nessuno dei due prova a rapirla.
Chissà quante minacce hanno affrontato nei secoli.
Dovremo attendere ancora per assistere al suo secondo scoppio di rabbia. In effetti, Sheperd tocca i punti giusti, sebbene risoluta, l’archeologa alla fine del capitolo è visibilmente rassegnata e in lacrime. La possiamo capire? Sì, assolutamente. Stanno distruggendo di nuovo tutto ciò che ama. Stanno minacciando e infierendo su dei bambini: nessuno meglio di lei sa cosa si prova.
La vera nota di merito va alla sua lucidità, e alla straordinaria abilità in combattimento. Non solo aveva pianificato ogni cosa nei minimi dettagli, ma il piano avrebbe funzionato perfettamente se solo il cavaliere non fosse stato immortale. Ma è pur sempre un conto alla rovescia emotivo, e tenete a mente questi due punti:
A) La studiosa dice a Chopper: “Non riesco più a controllarmi.” Mai prima d’ora avete sentito parole simili da Robin. Mai.
B) Qualora l’invincibilità di Sommers dovesse svanire (e tra poco ne parleremo), tenete conto che non l’ha nemmeno vista arrivare e l’ha ridotto in poltiglia.
Ogni cosa a suo tempo, quindi.
Questo ci porta a una sfumatura interessante sui cavalieri. Oda introduce una nuova dinamica, pur restando fedele alle radici del canone. Crocodile affermava che “l’efficacia di un frutto è proporzionale all’intelligenza dell’utilizzatore“, ergo:
Kiringham è in grado di imporre il sonno, materializzare ciò che sogni e governarlo, paralizzare il corpo mentre la mente rimane lucida.
Gunko, avvolta nelle sue bende, possiede una forza superiore a quella dei giganti, con la capacità di aumentare la propria dimensione, creare armi, deviare gli attacchi diretti contro di lei o indirizzare i propri con esito certo. Può anche costruire creature volanti, imprimere movimento a oggetti e persone, e, nel capitolo, scopriamo che le bende sono quasi indistruttibili e immuni alle armi bianche, ecco il probabile motivo per cui si fascia, proteggersi durante un’operazione sul campo.
Sommers, infine, ha il potere di rivestire un soggetto di spine e usarlo a proprio favore. Costruisce armi, estende rampicanti di salvataggio, si riveste di essi come di un’armatura e crea creature mobili. E nel capitolo scopriamo che può operare anche a distanza, senza bisogno di essere nel campo visivo del soggetto: l’effetto non svanisce.
I cavalieri sono killer specializzati, eletti messi a parte di quasi tutto il disegno generale. In tutto il mondo di One Piece, sono in pochissimi ad avere tale padronanza del proprio frutto. Sarà curioso vedere gli scontri in assenza di rigenerazione.
Ahh, eccoci, era questo che aspettavate, vero mes amis?
Una prima ipotesi che ho letto parla di armi di agalmatolite, e sinceramente non mi convince. Complica tutto, e affloscia la poetica shonen: abbattere l’avversità con un mezzo e non con la propria volontà.
Inoltre sarebbe dispersiva, risulterebbe un ottimo spunto per Usopp ma deleterio per Sanji. Per non parlare di Zoro. Entreremmo per direttissima nei termini dell’antipoetica.
Un fattore simile, nel suo specifico caso, distruggerebbe completamente il concetto di superamento dei propri limiti, parliamo di chi deve dominare, farsi accettare da una spada annerendola tramite l’ambizione, la forza di volontà. Il suo cuore.
Vincere in virtù del tipo di metallo, fidatevi: sarebbe un’onta per Zoro.
No, l’idea delle armi di quel minerale la trovo fuorviante e inutile, a più livelli.
Opinione personale, naturalmente.
Adorerei se la spiegazione fosse di una banalità disarmante, semmai.
Scopper conosce personalmente l’avversario, sa esattamente con chi ha a che fare. E se, tramite una spiegazione tanto scolastica quanto spiazzante, scoprissimo che non ha semplicemente tagliato un braccio… ma proprio l’arto su cui era inciso il marchio?
Sì, lo so.
Sembra una di quelle trovate uscite dalla zona Made in Oda. Ma pensateci: sarebbe per l’appunto plausibile. Farci scervellare per settimane, elaborare teorie su poteri multidimensionali, frutti manipolatori del tempo, complessi loop narrativi… e poi? ZAC.
Basta staccare il pezzo dove c’è l’incisione. Voilà, problema risolto.
Il marchio per funzionare ha bisogno del contatto diretto con il corpo, è per quello che viene apposto… allora, avrebbe indubbiamente senso, no?
Una mossa elementare, chirurgica, che taglia alla radice il problema. Letteralmente.
Insomma, un’idea così assurda da fare il giro ed diventare brillante. Potrei ridere per ore.
E ora, il piatto forte.
Se avete letto il mio precedente articolo, conoscete la mia opinione:

Si, si, si… e ancora si.
Se quel potere deriva da un frutto, solo l’ambizione può inibirne gli effetti, annullarli. Eppure sussiste un problema più sottile, ossia, il resto della ciurma non potrebbe combattere. Nessuno a parte Luffy e Zoro, solo loro possiedono il Re Conquistatore.
In questo caso non potremmo parlare di Sanji, il suo sogno omaggia la madre, dopo tante tribolazioni e sofferenze, il pirata vuol trovare l’All Blue per cucinare per tutti, unirsi insieme per spezzare il pane, mentre le Kuja ci ricordano che ‘l’indole di un Re, la capacità di sovrastare gli altri’ ha un non so che di egoistico, il cuoco dei mugi, invece, basa il proprio sogno sul condividere, non avrà mai quella tonalità di Haki perché va contro i suoi desideri e la sua indole.
Sanji è forte per altri motivi, ha un percorso diverso.
Quindi, il resto della ciurma non potrebbe combattere, e se invece parlassimo di Ryuo?
E già, ve lo ricordate? Lo introduco per chi non lo rammentasse i punti salienti.
Il concetto di qual tipo di haki riflette la filosofia marziale di Wano: precisione, flusso, controllo. E’ il nome locale dato al Busoshoku, ovvero l’Haki dell’armatura nel paese dei samurai. Tuttavia, ciò che lo distingue non è solo l’appellativo, ma il modo in cui viene concepito e usato.
Mentre nel resto del mondo il Busoshoku è spesso usato per indurire il corpo o le armi e proteggere da attacchi fisici (o danneggiare i rogia), a Wano il Ryuo è descritto come una forza che “fluisce” fuori dal corpo, simile a energia spirituale controllata con estrema precisione. Ha due livelli, oggi a noi interessa il secondo.
Avanzato – la vera forma: In questa variante, l’Haki viene proiettato all’esterno e penetra all’interno dell’obiettivo. A differenza dell’uso normale, permette di concentrare l’energia all’esterno del proprio corpo e farlo “fluire” in un bersaglio, colpendolo dall’interno e danneggiandolo più efficacemente, senza necessariamente toccarlo in superficie. Questo stile fu insegnato a Luffy durante il suo addestramento nella prigione di Udon da Hyogoro.
Ora, date un’occhiata:

Le asce di Gaban hanno una specifica e ben delineata linea di affilatura, invece…

… Non so voi, ma a me sembra completamente nera. Rivestita.
Poniamo caso che il potere funzioni come una guaina, che ricopre il soggetto mantenendo l’effetto proteggendo la sostanza all’interno.
Cosa accadrebbe se quella barriera fosse ‘bypassata’ toccando direttamente il corpo?
Mi suona bene.
Poi, un vantaggio pratico-narrativo-logistico.
Il Ryuo – a differenza della tonalità del Re – può essere appreso, il che metterebbe tutta la ciurma sullo stesso piano, Gaban ha ammesso quanto Wano gli manchi e i suoi vestiti non lasciano dubbi, ha vissuto lì, dunque, o sono incredibili coincidenze, o più informazioni fatte coincidere quando la trama lo richiede.
Ora, non ho idea di quale possa essere la migliore soluzione, sarò felicissimo qualora il sensei tirasse fuori dal cilindro una novità (se ben contestualizzata), ma al momento questi sono i ragionamenti migliori che posso fare, visto le informazioni in nostro possesso.
E posso aggiungere una postilla, ovviamente, da persone acute vi starete ponendo una domanda, presumo la stessa che formulavo nel precedente articolo: se Luffy padroneggia tutti gli Haki, perché i Gorosei continuavano a rigenerarsi?
Bè, quale che sia la spiegazione, il pirata si è infuriato solo una volta, per poi rassegnarsi e scappare con i giganti proprio per l’invincibilità degli Astri.
Ricordate il clash del cielo diviso in due? Quando si incontrano gli Imperatori?
Significa che persino il destino è incerto sull’esito del combattimento, e vincerà la volontà più forte. Ora, osservate bene Gaban, mmmh, non mi ricorda lo sconcertato Luffy durante la battaglia ad Egghead, semmai…
Guarda Sommers come si guarda un problema da seppellire.
Bene, come al solito vi consiglio il video del Re, in diretta dal Giappone, una riflessione acuta sul significato della cultura e il valore del coraggio, va dritta al cuore. A voi!
E se foste interessati ad altre analisi su vari
manga, vi invito a visitare il mio canale…
https://www.youtube.com/@Cenere_SG
La crepa e la luce
Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.
In un mondo rigidamente gerarchizzato, il coraggio rappresenta una crepa nel sistema.
In ogni tempo, la storia di One Piece (e non solo, purtroppo) lo dimostra con sobria crudeltà: chi si oppone all’oppressione lo fa spesso in solitudine, privo del conforto di una vittoria certa.
Elbaph sa incarnare perfettamente questa tensione etica.
Oda è stato sublime nel farci capire un concetto universale… tramite una bambina.
Perché c’è una soglia, personale e irriducibile, che non può essere oltrepassata.
Una linea intima, sacra, oltre la quale si cessa di essere liberi anche se si è vivi.
Sono gesti piccoli, a volte impercettibili.
Ma ciascuno di essi rompe la coreografia della sottomissione.
Non cambia lo specchio in cui si riflette il mondo magari, ma lo incrina.
E talvolta, è da quella crepa che entra la luce.
Godiamoci il viaggio, genti
‘Sono l’eccezione che invalida la regola
Fa male quando cado in testa… tipo tegola’
– Articolo 31, Così Com’è
Cenere