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One Piece 1144: Jekyll e Hyde; una nuova timeline; utopia, andata e ritorno

del pirata Stefano 'Cenere' Potì

‘What the hell is going on?
The cruelest dream… reality

– The Offspring, The Kids Aren’t Alright

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1144: sogni infranti e utopia.

Avete mai sentito l’espressione ‘il battito d’ali di un colibrì’? Rappresenta quel piccolo, quasi insignificante gesto che può scatenare reazioni di proporzioni inimmaginabili. Questo capitolo non segna una svolta epocale, ma cela implicazioni sottili, quasi invisibili, eppure fondamentali.

Nel cuore del Warland, la scoperta di una tecnologia antica si fonde con il calendario del Mare Circolare, acuendo il confine tra magia scienza. Una divisione non solo teorica, ma che affonda le radici nella corteccia di Yggdrasil, nel murale delle Tre Ere.
Non un nuovo asse temporale, bensì parte di quel sapevamo già; eppure, forse capace di riscrivere ciò che credevamo di sapere? Aggiungiamo la doppia menzione – chiaramente in tema – di Jinbe e Robin riguardo ai frutti, accompagnate dall’ingresso in battaglia di Gaban e Coron, padre e figlio, il tutto evoca sfumature così forti da non poter fare a meno di scatenare l’immaginazione.
La ruota degli eventi è ormai in movimento, e nulla, mes amis, potrà fermarla. Come sempre, andiamo per gradi.

E’ il momento dell’Elzeviro

Il giusto ordine

Yamato ha sconfitto Who’s Who, Minatomo progettava la sua base ‘segreta’ – o qualcosa di simile – mentre i tirapiedi del pirata infestavano la regione in cerca di cortigiane. Uno scenario che, senza eccezione, avevamo tutti previsto da tempo.

Prima o poi, sulla scia della biografia di Oden, la guerriera vorrà prendere il mare. Et voilà: Minatomo potrebbe essere il perfetto hook narrativo. Procediamo.

Si conferma il tono di sadica comicità e ingenua commedia con cui il sensei, volutamente, affronta questa vicenda. Per quanto non siano mancati spunti interessanti e ragionamenti trasversali su Wano, è innegabile che il flusso narrativo abbia risentito di pause frequenti e di un ritmo volutamente rallentato. Con il senno di poi, cosa potevamo aspettarci? Eleganza concettuale ininterrotta, un caleidoscopio di metafore, perfetti equilibri nei toni? Non in questa vita, se consideriamo le mini-avventure storiche.

La struttura narrativa segue la linearità classica: A. Il falegname ritornerà al villaggio per proseguire i lavori al castello di Oden; B. Il mistero dei rapimenti viene svelato; C. Yamato recupera la spada di Yasuie. Tutto è bene quel che finisce bene, Oda permettendo. Vediamola così: il sensei è altruista, si preoccupa di evitare la nostra eventuale stitichezza mentale (se mi conoscete, sapete che sto ridendo di gusto).

Quindi, il viaggio dovrebbe riprendere e le tappe sono ormai note. Chissà se vedremo sviluppi con Page One e Ulti, su questo nutro una certa curiosità. In più, qualora volessimo tracciare un parallelo con le vicende dei Mugi, emergono alcuni spunti con Loki. Mi piacerebbe vederlo diventare un alleato, non un membro ufficiale della ciurma, più o meno come Yamato. Non dimentichiamo la scena in cui la guerriera si auto-invita, trovando inizialmente l’opposizione di tutti eccetto Robin, ma alla fine viene accettata. Se Harald dovesse rivelarsi un antagonista poi, si riaprirebbe il tema della colpa paterna che ricade sui figli. Invece, nel caso si rivelasse invece un uomo retto, è innegabile che determinati eventi – a noi ignoti – siano ricaduti sul destino del principe.

Ma direi di procedere.

Oggi analizziamo una tappa importante nel percorso di Elbaph, che va al di là del romanticismo criminale, delle evanescenze norrene e le fantasie grottesche. Ogni informazione è un piccolo frammento che, solo nel giusto ordine, rivelerà la struttura di qualcosa che inizialmente non riuscivamo a vedere.

Signore e signori: capitolo 1144…

Dr. Jekyll e Mr. Hyde

‘Non sono gli anni, tesoro, ma il chilometraggio.’

– I Predatori dell’Arca Perduta

Trovate peculiare il titolo del paragrafo? Eccellente. Più avanti capirete, tranquilli.

Anzitutto, parliamo di un robot o di una struttura? Per ora entrambe le ipotesi sono valide, ma bisogna considerare implicazioni diverse, quindi atteniamoci ai fatti per entrambe:

Ipotesi robot: Tenendo conto che il tempo e le intemperie potrebbero averne alterato l’aspetto nei secoli, la sua intelaiatura differisce da quella di Emet. Perché citare l’amico di Joy Boy? Semplice: la tecnologia da sempre viene fatta risalire al Regno Antico, solo in seguito a menti eccelse come Vegapunk. Per ora dunque seguo l’ipotesi più plausibile. Tornando al punto, i due presentano differenze evidenti, almeno per quanto riguarda la fisionomia. Al di là del paragone con il design di Miyazaki, la sua struttura richiama quel tratto inconfondibile dei droidi classici della fantascienza, Star Wars in primis. Emet, invece, ha l’aspetto di un guerriero: una sorta di corazza ne avvolge il corpo, mentre gli occhi sono incavati nell’elmo e lo distinguono nettamente dal misterioso automa. Difficile dunque azzardare un confronto diretto su questo punto. Sarò franco: serve un certo sforzo d’immaginazione per definirlo un robot. Ma dopo tremila anni di esposizione agli agenti atmosferici – e chissà cos’altro – risulta più che logico sia in queste condizioni, quindi si, potrebbe essere un androide.

Ipotesi struttura: Parlando di dimensioni, Emet sovrastava persino i giganti, ma osservate Ripley: accanto a questo reperto appare piccola. Più che un automa, la struttura sembra un luogo deputato alla creazione di automi, anziché essere uno di loro. Esaminandola con attenzione, emergono dettagli inequivocabili: finestre, tetti, perfino scale che conducono a un ingresso. Segni evidenti di un luogo abitato. Ciò esclude la possibilità che fosse un robot? Affatto. Potrebbe essere stato progettato per un compito specifico, poi guastatosi o distrutto, e solo in seguito riconvertito in laboratorio o dimora. Le dimensioni non dovrebbero sorprenderci troppo: basti pensare alle colossali spade nei pressi di Yggdrasil e Onigashima. Si parla comunque di un’epoca remota, era in cui i giganti ragionavano più d’istinto che con logica civilizzata. Eppure, qualcosa non torna.

A. Ripley afferma che la stima dei 3000 anni è plausibile, nemmeno la popolazione del Warland è in grado di fornire dati precisi.
B. Indipendentemente dalla sua natura originaria, la struttura è stata abitata. E le scale? A misura di gigantessa, più che di Franky. Sì, lo so cosa state pensando: Oda e le proporzioni sono due mondi distanti. Ma a un primo sguardo, è questa l’impressione. Dunque siamo di fronte a un complesso costruito su misura per i giganti… ma di cui i vichinghi non conservano alcuna memoria? Mi esprimo come farebbe Sheldon Cooper: affascinante.

Lo scopriremo nel prossimo capitolo, osservando gli interni o quando decideranno di salirvi. Nel frattempo, analizziamo il lasso temporale. Questo evento si colloca cronologicamente dopo i 5000 anni dell’albero di Ohara e i 4000 della costruzione del palazzo di Alubarna. Tuttavia, il millennio che separa i due momenti va considerato in modo più ampio: prima di erigere una capitale, deve nascere una civiltà, poi un popolo, infine una società strutturata. Di conseguenza, l’origine di Alabasta precede in maniera significativa i famosi 4000 anni attribuiti alla costruzione del palazzo.

Nell’analisi del capitolo 1136 scrivevo queste parole:

‘Le date citate da Robin fanno riferimento a un calendario diverso da quello utilizzato nel diario di Noland. Questo si chiama tenreki o era del cielo, mentre Noland adotta il kaienreki, ovvero l’era del mare circolare. Secondo i ragionamenti che stiamo facendo da diverso tempo, l’anno corrente è intorno al 1500 Kaienreki, il che dovrebbe indicare che questo sistema di datazione è iniziato circa 1500 anni fa. Insomma, la transizione dall’Età del Cielo all’Età del Cerchio del Mare.

Questo ragionamento si lega intimamente alle parole dell’Hallei.

E non avete idea di quanto sia vero, mes amis, iniziamo a vedere tutto pensando alle tre cronache del mondo.

Senza la necessità di cercare a tutti i costi una struttura automatica per elaborare il trittico: Nika/primo robot, Joy Boy/Emet, Luffy/Franky, penso che Oda possa sviluppare la trama come più gli aggrada, e magari davvero andrà in questa direzione. Eppure, non vedo una linearità evidente nel paragone.

  • Non sappiamo con certezza se la struttura fosse un robot, ma in tal caso ci troveremmo a dover comprendere come un automa e un Dio abbiano potuto intrecciare una simile alleanza. Parlo così perché credo che, durante la battaglia del primo mondo, sia stata proprio Nika a guidare la guerra.
  • Emet è senza dubbio una macchina, e sappiamo che fu amico di Joy Boy. La questione però non riguarda tanto la teoria quanto la logica sottesa alla sua esistenza. Non so voi, ma spesso mi sono chiesto: come può un robot sviluppare una coscienza? Badate bene, non parlo in senso generale. Ho già affrontato il tema in passato, spiegando perché ritengo possibile che una macchina provi emozioni. Il vero enigma è un altro: cos’è che ha reso possibile questa consapevolezza? Forse Emet è il lascito di un’intelligenza straordinaria, un frammento del genio del Regno Antico? Oppure la risposta risiede in qualcosa di più impalpabile, un riflesso del potere stesso di Joy Boy, capace di infondergli il libero arbitrio?
  • Per Franky invece la questione è più semplice: essendo un cyborg non si può paragonare a Emet o la struttura. Il suo incontro con Luffy è un caso, un incontro fortuito. Ma se fosse davvero il destino a entrare in gioco, non dovremmo forse considerare lo stesso trattamento per tutti gli altri membri della ciurma? Forse un parallelo più lineare ci aiuta: attualmente vediamo Joy Boy come un bastian contrario messianico, si distingueva per la capacità di fare amicizia con chiunque, senza pregiudizi, al di là della razza, del sesso o della provenienza. In questo senso, si spiegherebbe perché il frutto si risveglia solo due volte in quasi 900 anni. Ma non possiamo basarci su fatti concreti. Né dire con certezza se Imu sia davvero malvagio o se Joy Boy fosse un personaggio completamente positivo. Pensiamo al murale, nel punto in cui descrive l’uomo che uccide il Sole e diventa un Dio. La trama si sta facendo sempre più complessa, e ciò che è certo è che non possiamo ridurre tutto a un’unica, semplice verità. Sarà molto interessante scoprire come si svilupperà questa parte della storia.

Il vero problema? L’umanità ha iniziato a giocare a fare Dio. L’ho ripetuto più volte, ne ero così certo da anticiparlo in svariate occasioni:

Nella fantascienza, così come nella letteratura classica, gli equilibri si spezzano invariabilmente quando l’uomo tenta di giocare a fare Dio, cercando di appropriarsi di un potere che non gli appartiene. Ma qual è il dono più grande che una divinità può elargire all’umanità? Il libero arbitrio: la capacità di scegliere, di percorrere il proprio destino, sia che conduca al giusto, sia che conduca all’errore. È la quintessenza che distingue il bene dal male, la linea sottile che definisce la libertà stessa dell’esistenza umana. Per questo Nika si è presentato sempre sull’orlo della fine senza causarla direttamente? Ovviamente lo ipotizzo seguendo le parole di Jarl: ‘Tutti coloro che non riescono a vedere una via di uscita, si rivolgono a lui in cerca di speranza‘. Il che non rende chiaro se Imu sia totalmente malvagio o Nika esclusivamente buono.

– articolo capitolo 1137

Volete ridere? Il murale delle Tre Ere è stato mostrato solo nel capitolo 1138, quello successivo. E ora arriva il bello.

科学防衛武神 (Kagaku Bōei Bushin) come sappiamo significa Divinità Guerriera della Difesa Scientifica. Parliamo ovviamente di Saturn. Escludendo il Mother Flame, al momento surrogato di un potere più antico, ogni Gorosei svolge il ruolo di guardiano in un campo ben preciso. L’unica denominazione comune nei loro titoli è quella dei termini “divinità” e “guerriero”. Finalmente (grazie a questo capitolo transitivo) comprendiamo perché Imu considera alcune figure quasi sul suo stesso piano, offrendo loro la vita eterna con tanta generosità. Addestrare da zero dei tirapiedi validi, fedeli ed efficienti è sicuramente una grande scocciatura. Qualunque sia la ragione originaria, gli Astri sono i cani da guardia del sovrano di Mary Geoise, ed è per questo che la rivelazione della struttura a Elbaph arriva con la stessa delicatezza di un pugno in faccia. Emet è sopravvissuto perché Saturn lo voleva studiare, mentre il reperto di questo capitolo si è salvato solo grazie alla sua collocazione in uno dei pochi luoghi che il Governo Mondiale teme visitare.

E probabilmente non ne è nemmeno a conoscenza.

Al Reverie il buon Nusjuro diceva chiaramente che se fossero iniziati altri problemi ci sarebbe stato bisogno di una nuova ‘Epurazione’, e, sebbene ucciso della collera di Imu verso le D, re Cobra sarebbe stato ridotto all’imperfetto dell’essere comunque dagli Astri, in virtù di una logica lucida e inumana:

Il governo poi, mantiene una facciata pubblica e una connessione politica con il resto del mondo con la stessa disarmante indifferenza con cui le macchine riducono gli esseri umani in pile di duracell in Matrix:

Ergo, ogni qualvolta si esce dal seminato, esiste una sola risposta standard:

Fu la società dei Celesti a perseguitare e trasformare i Lunaria in oggetti di esperimenti, autoproclamandosi divinità e usurpando il loro posto sulla Red Line (ponendosi strategicamente ben al di sopra il livello del mare). Lo stesso destino è toccato ai Buccaneer e a tutte le razze ibride menzionate da Gaban. Figure come Saturn non si sono limitate a perpetuare questo dominio: hanno attivamente ostacolato il progresso dell’intero pianeta. Basta osservare la sua nomina per cogliere qualcosa di sinistro: Divinità Guerriera della Difesa Scientifica. Piuttosto eclatante, vero? Ma qui sorge una dissonanza. Il Secolo Vuoto risale a 800 anni fa, eppure si parla di eventi che affondano le radici in un passato di 3000 anni. E se ripensiamo all’Albero di Ohara, il quadro è ancora più chiaro: una civiltà avanzata esisteva. Non stiamo parlando di selvaggi o cavernicoli.

Che il reperto sia una struttura o un antico automa, possiamo comunque collocare una tecnologia avanzata nella terra dei giganti e ipotizzare – successivamente – il coinvolgimento di Joy Boy. Ed è proprio questo l’aspetto più intrigante.

Se volessimo dare maggiore credibilità all’idea, potremmo partire dalla natura combattiva del suo compagno robot. Ma sarebbe una motivazione risibile. Prendiamo allora in esame un dettaglio concreto: l’elmo di Emet. La sua foggia e inequivocabilmente vichinga, potrebbe essere solo un capriccio stilistico di Oda, un raffinato depistaggio. Oppure cela una possibilità, anche se remota: un legame tra il guerriero e la tradizione bellica di Elbaph. Dopotutto, se quella struttura esiste da millenni, chi l’ha realizzata potrebbe aver tratto ispirazione proprio dalle armi e dalla cultura dei giganti. Trovate eccessivi 3000 anni come lasso temporale? Ma se il palazzo di Alubarna veniva eretto un millennio prima, cosa impedisce narrativamente che una tecnologia custodita nel Warland abbia assimilato l’estetica (e i principi) della più potente tradizione guerriera del mondo?

Quest’ultimo rimane oggettivamente un pensiero aperto, una semplice supposizione, tranne se…

… aggiungiamo un preciso elemento.

Vediamo un guerriero colossale, dotato di elmo vichingo, combattere al fianco di Joy Boy. Con lui la principessa sirena, un titano del Warland, i samurai di Wano e una figura che sventolava il vessillo del Culto del Sole. Un’alleanza eterogenea, nata probabilmente per sfidare il destino, un’oppressione comune. Se davvero questi popoli si unirono sotto un’unica bandiera, allora possiamo iniziare a parlare di Mother Flame.

E dei sogni infranti.

Pensate se il Regno Antico non fosse stato quel paradiso che tutti immaginiamo. In fondo, Joy Boy lo ripudiò o forse ne fu esiliato. Supponiamo che, per estrarre ciò di cui aveva bisogno, quella civiltà abbia sacrificato troppe vite. O che la forza umana non bastasse. In tal caso, l’ipotesi che le prime macchine siano nate per il lavoro pesante – estrazione, costruzione, fatica – diventa considerabile. Ora torniamo a Nika. Come lo definisce il buon Jarul? ‘Tutti coloro che non riescono a vedere una via di uscita, si rivolgono a lui in cerca di speranza.‘ Lo fece perfino Who’s Who. Difatti Emet è affettuoso con il primo pirata, perfettamente capace di provare emozioni. Esattamente ciò che ci rende umani. Ecco il possibile fil rouge tra la divinità, le macchine e – come suggerisce il murale – le razze ibride oppresse ricordateci da Gaban. Sogni infranti, vecchi cuori, sogni infranti. Qualora il Mother Flame inizialmente fu una fonte di energia, come abbiamo appurato Vegapunk (come qualcuno prima di lui) la considerava un mezzo per il bene e il progresso. Ma il potere, si sa, muta forma. E così ciò che avrebbe potuto liberare il mondo è diventato il cuore dell’oppressione.

In 3000 anni, l’umanità ha vissuto le solite tribolazioni e guerre – uno schema che conosciamo fin troppo bene anche nella nostra storia. E poi, per almeno 900, i Gorosei e Imu si sono assicurati che nessuno osasse spezzare il ciclo. Le persone sono rimaste confinate nelle loro isole, docili, mentre ogni tentativo di riscoprire il passato veniva sradicato con la forza.

Non serviva davvero il capitolo di oggi per arrivarci, affatto. Lo scrivevo già in frangenti non sospetti:

‘ Niente di nuovo che non sia già insito nella natura umana, molti popoli erano in conflitto per raggiungere la supremazia, o per astio magari, successivamente: L’uomo cedette al desiderio e toccò il sole proibito. Qui le strade si biforcano. Il sole proibito era la genesi del Mother Flame? Possibile, ma implica che esistesse un unica civiltà nettamente anni luce rispetto la popolazione comune, suggerisce l’ambizione umana di raggiungere poteri proibiti o divini. Vegapunk è stato il primo avviso di Oda, infatti questa interpretazione collega non per la prima volta, il mito del ‘Sole proibito’ all’energia nucleare e alle sue conseguenze. Il parallelo è evidente. Einstein tornò in Germania, con l’avvento del Nazismo (per le sue origini ebraiche) si trasferì in America (1933). È il momento in cui riprendeva le ricerche ma si rifiutava di contribuire alla bomba atomica. Scrisse Come io vedo il mondo, in cui delineò il testamento spirituale, che fu reso pubblico pochi mesi dopo la sua morte dal filosofo Bertrand Russell, esattamente come il messaggio postumo di Vegapunk.

– analisi capitolo 1138

Qui, arriviamo al dettaglio che Oda ha abilmente nascosto tra le righe, depistandoci con l’informazione della struttura tecnologica nel Warland, ossia:

… il sensei voleva evitare di farci ricordare questo. Avete sentito che Lilith ha intenzione di stabilirsi nella struttura? Certamente, ergo, a questo uniamo ciò che disse appena sbarcata a Elbaph:

Precisamente, esiste un clone di Stella pronto a tornare fra noi, nello specifico? Una copia scevra di tradimenti di altri cloni e imbevuta del sapere più antico, quello che lo portò a progettare il Mother Flame. Rimane quindi una domanda inevitabile. Le copie non condividevano tutte le informazioni. York mentiva, Shaka conosceva i Mugiwara, mentre Lilith ignorava persino chi fossero. E allora, cosa potrebbe sapere il clone che deve ancora nascere? Narrativamente è sia una mina vagante che una conferma inequivocabile, nello specifico: ormai nessun capitolo è puramente ‘transitivo’.

Ah, giusto, vi starete chiedendo cosa significhi il titolo del paragrafo. Scusate, avete ragione.

Sapevate che Robert Louis Stevenson scrisse Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde dopo un incubo spaventoso? Sua moglie Fanny lo svegliò di soprassalto mentre urlava, ma lui, invece di tranquillizzarla la rimproverò: ‘Stavo sognando una bellissima storia dell’orrore…‘, le disse con indignazione.

Che c’entra?
Beh, sono anni che mi chiedo cosa diamine sogni Oda.

Utopia a gogò

‘Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia’

– Arthur C. Clarke 

Lo so, vi ho riportato questa particolare citazione settordici volte, ovviamente perché immaginavo ci si avvicinasse a determinate tematiche. Basti considerare le parole di Jinbe e Robin.

Entrambi sottolineano un concetto semplice: quando accade qualcosa di soprannaturale, la risposta è sempre la stessa: c’è sotto un utilizzatore di Frutti. Ed è vero. In One Piece, tutto il metafisicoi si regge su tre pilastri: la magia classica non esiste, le capacità sovrumane derivano dai Frutti del Diavolo, l’Haki rappresenta l’energia interiore, mentre la tecnologia resta privilegio di pochi.

Prendiamo un esempio: se qualcuno avesse assistito alla distruzione di Lulusia, l’avrebbe interpretata come un castigo divino, piuttosto che come l’effetto di un’arma moderna.

Rimanendo su un piano pratico, la ripetizione della reazione ha un duplice scopo:
A. Mostrare che anche i membri meno informati della ciurma (tranne Luffy, Zoro, Sanji e Nami) percepiscono la presenza di intrusi.
B. Intensificare il contrasto tra tecnologia antica e poteri sovrannaturali, fino a suggerire che l’origine stessa dei Frutti rimane avvolta nel mistero.

E il numero 1144, è il capitolo perfetto per ricordarlo. Tutto si regge sull’utopia.

Lo stesso spirito che spinge Saul nel suo eroico tentativo di salvare bambini innocenti è ciò che lo motiva a proseguire, nonostante la dolorosa esperienza con Robin, il cui epilogo la costringe a procedere da sola (non certo per scelta del gigante). Proprio per questo l’ex marine si dedica all’insegnamento dell’unica cosa che il Governo teme: la storia. Aiutando i piccoli vichinghi, riaffiora il trauma e la paura di essere nuovamente impotente. La stessa sensazione che provava da marine a Ohara, e ora nuovamente di fronte agli alunni che si avvicinano alle fiamme. Persino Crocodile, pur privo delle conoscenze degli archeologi, aveva intuito che qualcosa di storto esiste nella società in cui vive. Ecco l’essenza del sogno infranto – per ora – di una nazione di pirati che non viva sotto il giogo di Mary Geoise. Una terra libera, che segue le proprie regole e non quelle del scritte da un sistema classista. Il nome di questa fantomatica nazione, così come il piano stesso del pirata, come si chiama? Utopia.

Lo stesso Luffy ha dichiarato guerra agli stessi nemici. Teach ha affermato apertamente il sogno che i suoi territori vengano dichiarati ufficialmente riconosciuti sotto autogestione, indipendenti. L’unica differenza è che il Nero si trova chiaramente dieci passi avanti a tutti gli altri. Sa cosa vuole e come ottenerlo, guarda caso il suo ispiratore è un certo Xebec.

La scena di Gunko è surreale. Brook ha venduto milioni di biglietti, il suo ultimo concerto è stato interrotto dalla Marina. Diamine, la fanciulla è davvero a conoscenza chi sta ascoltando? I cavalieri di Dio sono gerarchicamente inferiori solo ai Gorosei, comandano l’intelligence dei servizi segreti, e il musicista ha una taglia. È possibile che non abbia informazioni di prima mano? Certo, potrebbe trattarsi di una classica gag di Oda, fine a se stessa. Ma c’è qualcosa di strano se mettiamo insieme i pezzi.

La ragazza ascolta placidamente musica mentre guida dei bambini verso le fiamme. La sua natura, malvagia o distorta che sia, è evidente. Ma c’è di più: mostra paura al solo pensiero di Nika, e sappiamo che le D sono i nemici naturali degli Dei. Spietata e altezzosa con chi considera inferiore, a volte però si mostra sorpresa e imbarazzata come una bambina. Un mix di tratti altisonanti, che rendono questa figura tanto inquietante quanto affascinante.

Tutto sta nel capire se sia a conoscenza di determinate circostanze storiche (sta ascoltando New World, mica Master of Puppets), o se abbia anche solo vagamente idea di chi sta ascoltando. Gunko è il cavaliere più sfaccettato in assoluto. Gli altri due manifestano chiaramente ferocia, mancanza di umanità e flemma aristocratica. Lei è più sottile. Senza contare che il sensei ha chiaramente omesso il suo nome per intero.

Peraltro Sommers dice una frase particolare: ‘Gihahaha!! Sei già stanca del mondo attuale?!’

Qui potremmo aprire una lunga parentesi, dalle parole di Roger al sogno di Luffy, ma non è il momento. Basti pensare alla vera natura di Imu. Personalmente, credo che nemmeno i Gorosei conoscano le motivazioni e il piano definitivi dell’eminenza grigia. Le loro reazioni stupite quando si presenta a re Cobra nella sala del trono, o quando sceglie di testare il Mother Flame su Lulusia e non nel mare, sono segnali evidenti. Gli Astri, che sono i suoi esecutori, conoscono solo ciò che deve essere impedito e quel che va mantenuto, ma non la ragione ultima. Figuriamoci i Cavalieri di Dio, che occupano un gradino più alto nella scala evolutiva dei Draghi Celesti base, come Charloss.
Nella frase di Sommers rivedo la furia di Shanks quando minaccia Aramaki: ‘avete così tanta paura della Nuova Era?!’ Due facce della stessa Utopia, da una parte mantenere status e controllo, come se l’esistenza umana non avesse valore e fosse tutta un capriccio, dall’altra la rabbia per aver giocato con la propria vita e lo sdegno al pensiero che lo stesso ‘gioco’ venga fatto ad altri.

Ho gradito particolarmente la parentesi di Gunko.

Per concludere, Oda pone su un precipizio emotivo alcuni punti critici:

  • Il gruppo più sparuto, Franky, Bonney, Lilith e Ripley è stato ingaggiato, sperando che non arrivino altri incubi sul luogo, temo per la gigantessa e non oso immaginare la reazione di Scopper.
  • Appena ritrovati, con la vita di alcuni bambini come posta in gioco sotto la minaccia del potere di Sommers – uno dei più infidi mai visti, visto come lo usa – Robin e Saul li vedo particolarmente a rischio. Per di più sono sotto attacco di Fenrir.
  • Nonostante siano scene solari e speranzose, l’ingresso di Coron e Gaban sul campo di battaglia porta con sé diverse dinamiche e tematiche. Potremmo assistere all’azione del braccio sinistro del Re dei Pirati, oppure, sotto pressione, vedere il risveglio consapevole del tanto bramato haki da parte di Usopp. Ma, ancora più suggestivo, sarebbe un momento che scuote le coscienze, quando Coron dovesse ricordare ai giganti che combattere non è solo una questione di ferocia e forza bruta, ma la risposta naturale di ogni individuo libero, per diritto di nascita.

Vi devo descrivere gli scenari? Il sensei ha fatto scuola sui climax ansiogeni, specialmente là dove i legami affettivi profondi alimentano la tensione. Onestamente, dopo Wano, Elbaph si candida ampiamente a essere la miglior saga post time skip. E la superficie degli eventi… è stata appena intaccata, mes amis.

Come sempre vi linko il video del Re, questa volta un ragionamento più filosofico, ottimamente trasposto con qual certo romanticismo… pirata. Un classico. A voi!

E se foste interessati a ulteriori analisi su altri 
manga, vi invito a visitare il mio canale…

https://www.youtube.com/@Cenere_SG

Dream Weaver 

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

Kaido, Kuma, Loki.
​In un mondo dove il confine tra verità e menzogna è sempre più labile, nella narrazione sta emergendo una riflessione profonda sui sogni infranti e sulla resilienza dello spirito umano.
Se ci pensate, la Red Line in fondo non è un muro, ma una separazione tra un passato che non può essere cancellato e un futuro che non può essere modellato senza sconto.

One Piece ci invita a riflettere sulla natura effimera dei sogni e sulla capacità dell’individuo di adattarsi e crescere di fronte alle avversità.
La vita infatti non offre risposte facili, bensì propone un viaggio condiviso attraverso le sfide e le gioie della ricerca personale, sottolineando l’importanza di perseverare sempre e comunque.
Anche quando i sogni sembrano svanire all’orizzonte.

Godiamoci il viaggio, genti

‘Longing for what used to be
Still it’s hard, hard to see
Fragile lives, shattered dreams

– The Offspring, The Kids Aren’t Alright

Cenere

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