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One Piece 1122: l’oppio dei popoli; la scelta di Koby; l’haki Duracell

del pirata Stefano 'Cenere' Potì

‘Someone to face the day with
Make it through all the rest with
Someone I’ll always laugh with’

– The Rembrandts, I’ll be there for you

Salve genti, nuova analisi, capitolo 1122: the big Emet theory.

Definii Wano una lunga apnea emotiva. Egghead è diversa, molto diversa. Quello che sembrava inizialmente un racconto breve destinato a svanire rapidamente dalla mente si è rivelato una narrazione avvincente, capace di mantenere l’attenzione e di provocare, più che qualche scossone, un vero e proprio maremoto narrativo.

Come nell’universo di Star Wars, dove Luke Skywalker cresce su Tatooine, ignaro delle sue vere origini prima di giocare un ruolo cruciale nella lotta contro l’Impero, anche noi lettori ci siamo ritrovati alle estremità di una lore estremamente più complessa e antica, una voce che chiama dal passato. Mi è piaciuto il capitolo 1122? Bien sûr, mes amis. Ha il sapore di vecchie promesse e sogni infranti. Molto piratesco.

È il momento dell’Elzeviro

Plus Ultra

Diamine, sono già passati dieci anni? Mi sembra ieri di aver visto Deku mangiare il capello di All Might.

Come ben sapete, la copertina del capitolo 1122 omaggia il finale di My Hero Academia. Tranquilli, non farò nessuno spoiler. Lo fa nel migliore dei modi, tramite un disegno che Horikoshi inviò ben ventidue anni fa a Shonen Jump. Oda non è certo nuovo a simili manifestazioni di affetto: il capitolo 766 (Smile) omaggiava splendidamente Naruto, con un Luffy in compagnia del protagonista, intenti a divorare ramen. Nami portava loro le porzioni sfoggiando un vestitino con i motivi dell’Akatsuki e perfino lo storico marchio di One Piece venne modificato, richiamando il simbolo di Konoha.
Insomma, un crossover da brividi.

Che i due fossero in splendidi rapporti non è certo un mistero, come dimostra l’intervista doppia inclusa nel volume Origin, nel 2018, a ridosso dell’imminente presentazione all’Anime Expo di My Hero Academia: Two Heroes.

Quell’intervista fu allegra e illuminante; col senno di poi, rivela quanto profondamente Horikoshi abbia amato la sua opera, e quanto l’assoluta e spannometrica dedizione di Oda verso One Piece lo abbia reso letteralmente il centro del suo universo. Leggete pure:

Oda: Quanti volumi credi che durerà la tua serie?

KH: Sinceramente pensavo che 30 fossero il numero giusto, ma non li ho mai contati

davvero…

Oda: Allora punta almeno a 50.

KH: Ma riuscirò a resistere 10 anni? (ride)

Oda: Non è una questione di ‘resistere’, probabilmente… non potrai farne a meno.


Non potrai farne a meno.

Per quanto la curiosità verso i misteri di One Piece mi travolga, e nonostante alcune saghe presentino momenti fisiologicamente sfibranti, è proprio la straordinaria forza d’animo e la totale disciplina del sensei che intensificano il desiderio di leggere il manga. Oda ha dichiarato di mirare a una vignetta finale perfetta, capace di farci sia ridere che piangere, proprio come Rayleigh quando ricorda Roger. Ognuno ha il sacrosanto diritto di vivere quel momento come preferisce; per quanto mi riguarda, ho fede in quelle parole.

Per quanto riguarda MHA: è stato un viaggio bellissimo. Se una (splendida) serie come The Boys riesce perfettamente nella decostruzione della figura dell’eroe classico, MHA ne innalza invece il concetto più puro, un ritratto dei superumani che trovano uno sbocco e uno scopo attraverso l’eroismo come professione, fa emergere sentimenti di empatia laddove la società solitamente riserva poco. E trascende i limiti stessi dell’eroismo con un protagonista, perfetto nelle sue imperfezioni, che ci ha offerto un’esperienza emotivamente coinvolgente, profondamente emozionante e perfino toccante. Deku non diventa eroe per i suoi poteri, diventa eroe per… Beh, fatevi un favore e leggetelo genti.


Ma è tempo di tuffarci nell’analisi di un capitolo ricco di segmenti che non aprono solo spiragli, ma veri e propri baratri interpretativi. Sebbene alcune dichiarazioni siano astrazioni esplorative, stimolanti quanto si vuole, c’è semplicemente troppo in gioco per indugiare ulteriormente.

Signore e signori: cap. 1122…

Critica della critica critica

‘Il vero nemico dell’uomo è la generalizzazione.’

– Czesław Miłosz

In due pagine si condensa l’effetto di tutta la trasmissione di Vegapunk: caos primordiale.
Ho avanzato diverse critiche riguardo al metodo di diffusione del messaggio, evidenziando le conclusioni affrettate a cui sarebbe giunta la popolazione senza una verità definita. Tuttavia, alla fine, forse Stella si trovava di fronte a un bivio: scuotere le coscienze per promuovere una maggiore consapevolezza sociale, oppure tacere e lasciare le persone inermi.
La seconda opzione è la peggiore.
Oggettivamente, lo scienziato aveva già scagionato Roger nel capitolo precedente, sottolineando che doveva esserci un motivo se i pirati non erano intervenuti. Ovviamente, una rivelazione di tale portata ha scatenato panico, eccitazione e delirio, facendo perdere di vista i fatti reali.

Esempio crudo ma efficace: il riscaldamento globale, nel tempo, genererà una serie di eventi nefasti—migrazioni ambientali, conflitti per le risorse, cambiamenti negli habitat naturali—e, ovviamente (chissà come abbia trovato ispirazione Oda?), lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento degli oceani. Questi effetti si manifesteranno con maggiore intensità verso il 2100.
Ora, come reagiremmo (almeno ‘a caldo’) alla notizia che domani stesso che tale fenomeno ha fatto innalzare il livello delle acque di 5 metri, e che probabilmente una delle fazioni che lavora nei massimi sistemi ha anche l’intenzione di utilizzare armi nucleari? Sarebbe il panico con contorno di panico, e naturalmente, in una società civile, ci affideremo alle istituzioni(il Governo mondiale, la Marina) e certamente non a dei terroristi ecologici (i pirati).

Questo è generalmente incisivo nel manga, perché in tempi di crisi non si può fare a meno di rivelare la personale vera natura attraverso le proprie azioni. In risposta immediata però, la reazione è nettamente diversa, totalmente. La gente teme che il mondo cadrà in mano ai pirati (che non sono più informati di loro), rimane sbigottita per la sommersione dei loro paesi e invoca la Marina (che come loro, è atterrita). Ciliegina kitsch sulla torta: i pirati se ne infischiano delle minacce e, sia le vecchie spugne che la juvenile delinquency, bramano il One Piece (come se potessero realmente raggiungerlo).
Giurano vendetta al Governo e sproloquiano sul dominare il mondo.
Mi hanno fatto tenerezza, come la Banda Bassotti.

Il parallelo con il concetto di ‘oppio dei popoli’ è evidente. Il Governo si affida da sempre a una patina di equilibrio come uno strumento per mantenere le masse sotto controllo, offrendo loro una consolazione illusoria e distogliendo l’attenzione dalle ingiustizie sociali. Allo stesso modo utilizza la manipolazione della storia per mantenere la popolazione ignorante e sottomessa. Le parole di Vegapunk, pur essendo potenzialmente liberatrici, sono anche intrappolate in questa rete di controllo e, soprattutto, manipolazione. Ecco perché la reazione della gente è plausibile, si affida a chi finora si è posta tra loro e i pirati: la Marina.

Ecco il punto nevralgico, la Marina.

In queste settimane abbiamo assistito, comprensibilmente, alla reazione identica dei marine, caratterizzata da stizza e disprezzo: agli loro occhi, le parole di Vegapunk sono i vaneggiamenti di un folle che rischia di innescare il panico nella popolazione, creando risvolti catastrofici nell’ordine sociale. Tralasciando la reazione di Akainu, in quanto evento circoscritto (ho descritto il particolare ruolo del Grande Ammiraglio in svariati articoli), è inevitabile che anche quella di Koby non sia differente. La reazione è perfettamente coerente con il suo personaggio, come dimostrato ampiamente dall’aver ingaggiato Luffy a Water 7 per testare la sua forza (con un Monkey D che gli disse sorridente: ‘Koby, vuoi affrontarmi, vero?’) e nondimeno a Marineford, dove cercò seriamente di ostacolare il pirata che correva verso il patibolo.

Il futuro della Marina ha sempre ammirato il suo amico-rivale e gli deve molto, se non tutto. Come da copione, Luffy spezza (ricordiamo gli eventi con Albida) le catene di qualcuno posto sul suo cammino a cui si affeziona. Niente di nuovo sul fronte occidentale, puro Luffy distillato. Tuttavia, il bandolo di questa matassa non parte da Egghead, bensì da Sheltz Town. Alla fine degli eventi di quella saga, Koby pregò Rippah di entrare in Marina, subito dopo la pantomima del mugi che lo prese a sberle per screditare ogni rapporto tra loro. Strano a dirsi, tra i due, le idee chiare le ha sempre avute Luffy. Pur essendo spensierato e ingenuo fino allo sfinimento, da dieci anni il pirata si preparava a prendere il mare e combattere. Cresciuto da un marine (e non uno qualunque), era perfettamente conscio degli equilibri di giustizia. Nella sua ingenuità e sventatezza, lo rivela nel capitolo 319, quando parla con Tonjit e Aokiji, mentre quest’ultimo dice gentilmente ai civili di fare i bagagli e partire:

Luffy: Non ti fidare! E’ un marine!

Tonjit: E che c’è di male, scusa?

Luffy: E’ vero! Dimenticavo che i Marine sono buoni, siamo noi pirati a svolgere il ruolo dei cattivi!!!

Et voilà.

Per quanto sregolato e di certo non una mente eccelsa, Luffy sa benissimo come va il mondo. Ecco perché a Sheltz Town prese la decisione per Koby e mise in atto quella messinscena; ecco perché a Water 7 lo incoraggia ad allenarsi, sapendo che un giorno potrebbero trovarsi sullo stesso campo di battaglia. Vale lo stesso per la sconfinata ammirazione che il marine nutre per il pirata. Voi non sareste affezionati a chi vi ha aiutato per pura empatia, spingendovi verso i vostri sogni?
Ora Koby è identico a Garp, letteralmente. Il Pugno e Roger erano rivali, ma ciò non diminuiva il loro legame di stima e amicizia. Si allearono a God Valley e Gol chiese al marine di prendersi cura di suo figlio.
Realizziamo insieme la potenza di questo messaggio, amici miei: l’eroe della Marina si prese, per quanto possibile, cura del figlio del suo acerrimo nemico. La reazione di Sengoku fu diametralmente opposta, ma Garp trattò Ace veramente come un nipote, con tutte le sue forze cercò di farlo diventare un marine, per far sì che prendesse le distanze dal suo sangue e da un destino segnato dal peso del suo nome.

Allora… perché?

Perché persone buone, con giusti principi morali, non si alleano contro il vero nemico? Perché Gol e Garp ebbero decine di battaglie, e Koby e Luffy sono definitivamente su fronti opposti?

Il motivo è lo stesso per cui Vegapunk ripete incessantemente di non sapere chi siano i cattivi e chi i buoni: nessuno conosce la verità.

Gol era in anticipo sui tempi, non aveva le armi, non aveva il Nika, aveva Oden ok, ma il samurai era frutto dell’isolazionismo, non uno archeologo come Robin. Garp era solo nel suo disprezzo verso i nobili mondiali, non conosceva la verità di chi è stato a Laughtale, non aveva letteralmente i mezzi per opporsi e ha retto fino a Marineford. Solo dopo gli eventi di Ace si stacca dal servizio attivo.

Lo schema del Governo esclude le alleanze in maniera chirurgica. Il Grande Ammiraglio conosce solo una minima parte della verità, abilmente orchestrata, il che lo pone in una posizione di solitudine e rigore morale assoluti. Vedendo le reazioni della fanteria, degli ufficiali e di Koby stesso, si capisce che vengono addestrati con un unico credo. Gli equilibri detenuti con gli Imperatori non devono essere alterati a meno che non vogliano incontrarsi, perché potrebbero allearsi. È vietato per legge ingaggiare un Imperatore senza autorizzazione. Si doveva sottostare alla collaborazione con la Flotta dei Sette senza obiettare, e l’omicidio di massa è lecito se solo una popolazione studia i Cento Anni di Vuoto.

Koby non è diventato nemico di Luffy; non ha mai detto ‘sei cambiato’ o ‘non ti riconosco più’. Il marine sta rispondendo al Primo Comandamento della Marina, in qualsiasi circostanza e a qualunque costo: nessun pirata deve arrivare al One Piece.

Tempi duri richiedono misure dure. Ora, il mugi non è più uno scapestrato sbucato fuori da un barile, bensì una delle forze che calibrano questo mondo, che ha già dichiarato guerra al Governo in ogni salsa e sta abbattendo gli Imperatori uno dopo l’altro. E’ veramente vicino al tesoro, e questo Koby l’ha capito benissimo. Si prevedono temporali etici con rovesci emozionali tra i due, perché, mai come prima, sono l’esatta copia del legame tra Roger e Garp. Luffy l’ha sempre saputo e tenuto in conto; il Futuro della Marina l’ha capito solo ora. Ovviamente, i due avranno un percorso e un epilogo diverso dai loro padri spirituali, ma quando si sente un buono dire ‘devo fermare il tuo sogno…’ beh, sarà un confronto ad alta intensità tra due anime in simbiosi.

Per anni abbiamo assistito a una dinamica ben definita: il Governo, per mantenere la popolazione nell’ignoranza, manipola la verità e, se necessario, elimina chiunque minacci di rivelare queste informazioni. Con Egghead, però, subentra il pericolo esterno e… la bestia interna che emerge quando l’ordine sociale collassa.

Sono curioso di vedere le future reazioni della popolazione e le decisioni del trittico Vivi-Morgans-Wapol.

Malo periculosam libertatem quam quietum servitium.’

Una cosa è certa, e mi rende particolarmente felice: che nascano ora i primi sospetti verso il Governo o che qualche gesto inconsulto dia il via, più avanti, ai primi focolai di ribellione…

Preferisco una pericolosa libertà piuttosto che una tranquilla schiavitù.’

– Jean-Jacques Rousseau, Il Contratto Sociale

Questa saga rappresenta il capitello della virtù di Ohara.

La Terra di Mezzo

Pronti per i guai…’

– Long John Silver, L’isola del Tesoro

Ho sempre sperato in un risvolto sostanziale di trama per Buggy, e sono certo di non essere l’unico. Tuttavia, non mi sarei mai aspettato un arco narrativo così magnificente.

Buggy è metà canaglia fino alle pupille, come Long John Silver, e metà Will Ferrell. La carica ironica del contesto stempera perfettamente la sua graduale presa di coscienza. Anche se ora sembra meno pregnante, dobbiamo ricordare che il pirata è cambiato, e per sempre. Allora perché Mihawk e Croco-boy non lo sbattono come un tappeto? Semplice: Buggy gode del consenso.
Diciamo, per partito preso, che Crocodile desideri veramente un luogo come Utopia, una nazione di parimerito per ogni pirata. Sullo stesso filo, aggiungiamo che Occhi di Falco non è caratterizzato da un’eccessiva sete di sangue; si muove solo per bersagli degni, il che lo riconduce a una perenne apatia.
Entrambi hanno bisogno di una ciurma, della forza lavoro basilare. Chi ha la voglia di alzarsi a gridare ordini o fare la voce grossa per farsi ubbidire, quando uno dei tre volti della Cross è adorato come una divinità? La scena in cui Crocodile lo ammutolisce facendolo sedere è da manuale.

Tanto, al momento, Buggy non deve dimostrare nulla: è già stato capace di zittire entrambi i due pirati ben più potenti di lui. Un leader che si impone con sotterfugi o sbraiti non vale un decimo di un capo scelto tramite fiducia e stima.

Con le parole di oggi, fa un ulteriore passo avanti.

Abbiamo tre Clown diversi nella narrazione. Il primo, cinico, spietato e disilluso, viveva il surrogato della vita pirata che aveva sempre sognato. Sì, perché Buggy è stato felice solo una volta nella vita: nella ciurma del suo amato capitano. Una volta perso Roger, il colpo di grazia è stato inflitto da Shanks, che gli ha nascosto intenzionalmente la verità, aggiungendo la stilettata finale: voltargli le spalle nel proseguire insieme e conquistare il One Piece. Per quanto non lo desse a vedere – per ovvie ragioni di trama – il nostro non si è più ripreso. È stato prodigioso vederlo tuonare contro Crocodile e Mihawk fomentando la folla nel raggiungimento del tesoro, ma lo è stato ancora di più oggi, dicendo:

Buggy: Il mio mondo?!! Dannati idioti, io non desidero una cosa del genere!!!


Pirati Cross Guild: Eh…?! Presidente Buggy…


Buggy: Sarà il nostro mondo!!! Giusto?

Il clown fa sfracelli in punta di piedi. È un colpo al cuore il desiderio puro di raggiungere uno scopo, realizzare un sogno. Ma vuole farlo insieme a una masnada di farabutti e tagliagole; non vuole vivere nell’ombra di Shanks o nei miraggi del passato. Lo abbiamo desiderato segretamente per anni, sfiorando una fantasia priva di presupposti. Ora, però, Buggy ha perfettamente tutte le carte in regola per essere il Re dei Pirati. Se a tutto questo aggiungiamo che, per Luffy, il titolo è solo un mezzo per raggiungere il suo sogno, Buggy si colloca quasi di diritto sul trono della pirateria.

Non gli interessano più i soldi, non è una questione di potere o prestigio. Non si attiene al piano pragmatico della Cross né usa le logiche di vantaggio espresse da Teach. Ora che le due persone a cui teneva di più non sono al suo fianco, è il momento di fare da solo e creare un’era di pirateria. In genere, dopo i suoi proclami politici, si vedevano i balloon di ciò che pensava veramente: ‘Al momento giusto fuggirò, imbecilli…’, ‘Sarò solo io ad arricchirmi…’. Non questa volta. Per quanto sia spaventato dalla forza degli altri due volti della CG, ai vertici dell’organizzazione c’è un solo vero pirata. E non è né Crocodile né Mihawk.

Come sempre questa sera ci sarà la Fatal, doppiaggio del testo tradotto e adattato, teorie, analisi, pensieri opere e omissioni… Condite dal solito umorismo caustico del Bike, vi aspettiamo!

https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true


Tutt’altra faccenda in casa Kurohige.

Ovviamente non aveva senso, per ora, che Catarina fosse Saturn, tantomeno che ne prendesse il posto. Non conoscendo l’estensione dei suoi poteri, emergono una pletora di domande piuttosto che risposte:

A) Assorbimento dei ricordi: Come mutaforma, assorbe anche parte dei ricordi del soggetto? Escludiamolo. Non l’avremmo vista con gli occhi vitrei, avendo saputo ciò che conosce Saturn? Una persona venuta a conoscenza del passato non rimarrebbe così indolente e serafica.

B) Assorbimento dei poteri: Può assorbire parte dei poteri del soggetto duplicato? Vallo a sapere. Per logica, è uno Zoan che ha assorbito l’essenza di un altro Zoan. Avremmo un ibrido volpe-ragno? Oppure assorbe solo la capacità unica mitologica (il Gelo per Yamato, le Fiamme per la Fenice, le vibrazioni per Sengoku)? E, qualora fosse così, cosa accadrebbe se toccasse un semplice Zoo Zoo basilare e senza poteri? Il frutto di Catarina è estremamente intrigante. Ma, lo ripeto, servono le regole del frutto.

C) Infiltrazione tra i Gorosei: Trovo difficile, se non impossibile, un’infiltrazione a lungo termine fra i Gorosei. Come potrebbe partecipare a una banalissima riunione senza sapere ciò di cui sta parlando? Come potrebbe rispondere a una domanda diretta di Imu su procedure, piani, intenzioni, precedentemente espressi? Il suo potere ha un’applicazione pratica evidente: il Cavallo di Troia. Per un’infiltrazione rapida a MJ o una dichiarazione (pubblica o privata) impersonando Saturn, è perfetto. Insomma, un’azione rapida che scateni qualcosa.

Qualora Saturn dovesse rimetterci le penne, tutto il fandom al completo penserebbe a Catarina, ma queste facilonerie non rientrano nella vocazione di Oda. Il sensei l’ha buttata lì sul piatto: il bello della pistola di Cechov non è chiedersi se farà fuoco, ma quando farà fuoco.

Teach, poi, deve ancora iniziare a soddisfare le sue più nere fantasie. Già prima era estremamente pericoloso, di una pazienza biblica e disciplina sconvolgente. Ora ha condensato i due poteri che desiderava, creato il suo regno e reclutato un ex ammiraglio. Il pirata è l’incognita della narrazione. Molti si soffermano eccessivamente su quale arma ancestrale possa destare il suo interesse, ma io lo trovo superfluo. Ho una curiosità smodata verso i piani di Teach: ma non sappiamo neanche chi egli sia veramente. Un giustiziere che ha subito un torto simile a Robin? Un pirata che odia il passato e, seppur in maniera grottesca, vuole impartire la definitiva lezione di non commettere gli stessi errori? Un anarchico duro e puro che segue le orme dell’unico che si schierò contro tutto e tutti?

Beh, è il più pericoloso perché in quanto uomo con un sogno. E la cosa più terrificante è che non pone fiducia nel pragmatismo, ma nel fato. Nel capitolo 549, lui e soci vengono salvati a Impel Down da Shiryu, e tutti (nessuno escluso, in particolare Van Augur) fanno riferimento proprio al destino. Teach sottolinea le reazioni con un’affermazione apocalittica:

“Vivere o morire… è tutto nelle mani del Fato. I veri perdenti… sono quelli che lo temono.”

Niente può spaventare Marshall, neanche la morte stessa (ennesimo parallelo con Luffy). Se a questo uniamo la spiegazione a Kuzan su cosa significa essere un pirata, e il nodo Gordiano delle Kuja: perché Teach necessita disperatamente del potere di Boa? Perché proprio quello? Capire a quale arma si interesserà non è di utilità alcuna.

Manca inoltre un passaggio dell’equazione. Imu ha le foto di Teach e Luffy. Quest’ultimo è legato alla progressione narrativa dal legame con Vivi, ora interesse primario dell’eminenza grigia. Ma come rientra il nero nel procedimento? Un possibile interesse per Shirahoshi? Il voler puntare su Vivi stessa? O è un elemento esterno alla trama? Attualmente, un’alleanza tra elementi del polo Imu-Teach-Luffy sembra non solo non prevedibile, ma anche priva di senso. L’occupante del trono di MJ è una forza primordiale del passato; i due pirati, oltre a essere antagonisti e facce opposte della stessa medaglia, sono l’eco di volontà passate in completa antitesi.

Non è casuale la regia di unire gli interventi del clown e il nero in una sequenza unica. Entrambi sono pirati sognatori, il che li pone su un livello completamente differente da chi gravita loro intorno. Buggy, finalmente cosciente, è il vero capo cordata della genìa dei pirati idealisti. E Teach, simbolo concreto di tutte le rivolte e i misteri mai incontrati nell’opera, è un immenso e insondabile gorgo nero che inghiotte qualsiasi capacità interpretativa nel suo ventre oscuro.

Il tipo di Re

Forza ragazzi, è il nostro momento!’

– Mickey, I Goonies

Il ritmo dell’azione accelera bruscamente sull’isola. Nusjuro ingaggia nuovamente la Sunny; qui Oda, con grande evidenza, ha orchestrato con precisione tempistiche e intenti, chiarendo l’interesse reciproco del Gorosei nei confronti di Zoro e viceversa. Tuttavia, rimanda la feccia a casa prima del conflitto vero e proprio. E ti pareva. Narrativamente ha senso, per carità: ora sappiamo con certezza che i due sono reciprocamente interessati, ma ciò non ci permette di assistere a un minimo scambio di forza o di battute che potrebbero suggerire elementi veramente significativi. Si tratta di un risvolto che, alla fine, risulta fine a se stesso. Questo accenno potrebbe preludere a un cardine narrativo di grande intensità. Quindi, esattamente come con God Valley, il sensei lo skippa veloce veloce da leccarsi le orecchie. Anyway…


Saturn stava palesemente cadendo in mare, la sua figura si stagliava verso il mare, la prospettiva calibrava lo sprofondare in mare. Ovviamente: non è caduto in mare.

Il ritorno a casa degli Astri è estremamente semplice da spiegare: quattro di loro erano soggetti a uno specifico potere, e Saturn era già presente a Egghead. Il potere quindi influenzava direttamente i restanti colleghi. Quando il flusso viene interrotto, l’azione si spezza sul soggetto coinvolto, e Spider-Pirla non lo era. Il recupero delle vestigia umane è ancora più semplice da ipotizzare. Law spezza la tecnica di Doc-Q grazie all’haki, ma questo da solo non basta; è una questione di forza bruta. L’haki di Law è più potente di quello di Kurohige, quindi lo annulla. Tuttavia, Trafalgar disse a Kid (a Wano) che certi effetti potevano essere esclusi a priori in uno scontro con gli Imperatori, poiché la loro volontà avrebbe spazzato via la loro come il lupo abbatte la casa di paglia dei porcellini nella fiaba, o come Sheldon Cooper annichilisce qualsiasi volontà di controbattere in Leonard grazie al contratto tra inquilini. Scegliete voi, genti.

Parlando dell’Haki, probabilmente il più potente mai visto finora, è possibile che abbia causato una regressione alla forma umana. Tuttavia, io credo che la spiegazione sia ancora più semplice. I Gorosei si trasformano nel passaggio da un punto all’altro. Non è la prima volta che accade; l’ho notato già quando sono stati trasferiti. Se osservate le vignette del primo viaggio, il pentacolo a MJ era solo uno e partono in forma umana, mentre a Egghead erano quattro perché si presentavano in forma gigantesca. Ora è lo stesso: tornano a MJ in forma umana, e abbiamo un singolo pentacolo per tutti. Personalmente, ritengo valide entrambe le spiegazioni.

Il dialogo tra Luffy ed Emet, così come quello tra Emet e Joy Boy, presenta un tocco di tenerezza che eleva il capitolo senza scadere nel melenso. È stato semplicemente… bello.

Analizzando la questione in maniera pragmatica, Emet riconosce che il suo amico non può essere ancora vivo, ma osserva che Luffy gli assomiglia notevolmente. Qui è piuttosto semplice: il modo di combattere, grazie al frutto, la probabile ribellione contro la tirannia, e la struttura fisica simile per le caratteristiche di Nika sono tutti elementi da considerare. Ricordiamo che Bonney, pur essendo un surrogato, è praticamente identica a Luffy. Immaginate due persone dello stesso sesso. Senza contare un fatto incontrovertibile: non si chiede il nome, né si richiede a qualcuno di presentarsi se si crede di conoscerlo già. Ad ogni modo la sequenza che abbiamo davanti è straordinaria.

Emet chiede perdono a Joy Boy per non averlo reso un Re. Qualunque speculazione in merito sarebbe risibile, perché non conosciamo il nome del Regno Antico, figuriamoci la sua storia. Possiamo cercare di interpretare le parole, perché le interpretazioni sono infinite. Non vedo Joy agognare al potere o al dominio. Sappiamo, invece, che Imu è accreditato/a come membro nobile della Casata Nerona. Nei più classici degli schemi romantici (cosa che Oda ha evitato come la peste per 27 anni, ma questo è l’arco finale), il povero non può aspirare alla ragazza nobile perché privo di potere economico e status. E così mi immagino per ora Joy: un pirla come Roger e Luffy, gente poco studiata ma sanguigna.

Ma consideriamo il lato romantico: non conosciamo i risvolti del rapporto Imu-Lily-Joy. Imu poteva essere attratto/a da uno dei due, Lily poteva essere amica di entrambi. La situazione può essere veramente qualsiasi cosa. Si potrebbe anche escludere l’ipotesi… se Imu non avesse la folle ossessione verso Lily e ora Vivi. E chi lo sa, forse, solo forse, essere un Re poteva essere l’unico modo per poter stare con una Regina. Ovviamente con tutto il casino della guerra che ne è derivato.

Tutti (me compreso) associamo la carica di Re più comunemente al potere, ma magari per il primo pirata avere il potere significava suffragio istituzionale per agire legalmente per il popolo. In un’ipotesi distorta, l’Antico Regno scelse di estinguersi in quanto non belligerante, ergo Joy Boy combatté clandestinamente (è grazie a lui che nasce la pirateria) per difendere un popolo. Cosa che sarebbe stata diversa se fosse stato un Re autorizzato, anche ad utilizzare la tecnologia antica. Sarebbe un risvolto durissimo ma sensato.

In ultima analisi, parliamo degli antagonisti. Il primo pirata ha un carattere che pare rispecchiare Luffy specularmente. La frase “verrò ad aiutarti” significa chiaramente “io ci sarò, sarò lì per te, sarà come se io fossi lì”. Sulla corporatura non mi esprimo; le silhouette di Oda sono essenzialmente tese a generare dubbi (la sagoma di Shanks tra i cavalieri di Dio era in realtà testa-di-luna-Figarland), ma chissene, diamola per buona. Sembra un uomo normale e non un gigante, e se fosse vero… non è un Buccaneer. Sia Clapp (sangue puro) che Kuma (sangue misto) avevano chiari segni di gigantismo con il classico busto sproporzionato. Joy sembra veramente una persona allegra e altruista. È Imu che dà segni di instabilità mentale. Non dice “Nika”, ma pronuncia il suo soprannome. Che ci fosse un rapporto diretto è ormai chiaro, e viste le urla disperate e il tremito incontrollabile, pare non scorresse buon sangue tra i due.

Sapete chi mi ha ricordato Imu? Nella saga della Sublime scuola di Gento, parlo di Hokuto no Ken, il personaggio di Jako (un infame di quelli duri) è letteralmente terrorizzato dal ricordo di Raul che incontrò anni prima. Ecco, Imu mi ha espressamente ricordato lui nelle reazioni convulse.

Ho amato questo capitolo, Joy sembra uno scapestrato senza arte né parte ma potentissimo, Imu ha i flasback del Vietnam. Ho il sentore che la storia del Regno Antico sarà un One Piece a sé, che Hype!

Vi lascio il video del Re, sapete che non mi esprimo su punti già perfettamente espressi, vi interessano i viaggi nel tempo e i dettagli sulla semantica? Prego, a voi!

Nakama

Spero di avervi intrattenuti, spinti a ragionare e riflettere.

Ancora lontani dal cuore delle paure e dei desideri più profondi dei suoi personaggi, Egghead è una metafora del passaggio dall’innocenza alla conoscenza. Noi stessi, inizialmente ignari delle oscurità del passato, ci ritroviamo presto immersi in un microcosmo di tradimenti, alleanze instabili e scelte morali difficili.

Tuttavia, almeno stavolta, l’amicizia strappa un sorriso.

La frase conclusiva di Emet incapsula perfettamente le due sensibilità separate dallo scorrere del tempo, che si uniscono per rendere un resoconto duraturo dell’amicizia: il testardo sentimento di invincibilità endemico dell’adolescenza, mentre cento anni di vuoto si insinuavano sullo sfondo, facendo penzolare i loro futuri appena fuori dalla nostra immaginazione.

Godiamoci il viaggio, genti

‘I’ll be there for you
(When the rain starts to pour)
I’ll be there for you
(Like I’ve been there before)’

– The Rembrandts, I’ll be there for you

CENERE

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