Home » Analisi Personaggi One Piece » Charlotte Cracker, l’uomo biscotto

Charlotte Cracker, l’uomo biscotto

by Jack Vero Treno
Charlotte Cracker

Salve a tutti! Questo è il primo di tutta una serie di articoli con i quali cercherò assieme a voi di esplorare il mare di citazioni che si cela dietro ai personaggi, ai luoghi, alle situazioni in quel gigantesco calderone che è il macrouniverso creato dalla mente del nostro caro Eichiro Oda.

Vorrei cominciare analizzando da questo punto di vista più “creativo” gli Sweet Commander, o Dolci Comandanti che dir si voglia, ossia i combattenti di punta dell’esercito di Charlotte Linlin che, almeno in termini gerarchici, equivalgono alle tre calamità di Kaido.

Partiamo con lo Sweet Commander con la taglia più bassa: Charlotte Cracker.

Charlotte Cracker, “L’uomo Biscotto”

Charlotte Cracker detto “Thousand Arms”, decimo figlio maschio della famiglia Charlotte, ministro dei Biscotti con incarichi amministrativi su Biscuit Island, è un pirata sulla cui testa pende una taglia che ammonta a 860.000.000 di Berry

Egli ha ingerito il frutto Bisu Bisu della categoria Paramisha, frutto grazie al quale può produrre biscotti particolarmente resistenti, ma che si ammorbidirebbero se inzuppati con acqua (e presumibilmente con qualunque altro liquido) a tal punto da divenire facilmente masticabili come visto durante lo scontro con Luffy.

Per cracker si intende il tipico biscotto salato, asciutto e sottile, ottenuto a partire dalla galletta che, economica e durevole, veniva usata come forma di sostentamento dai militari durante viaggi di lunga durata.

Per quanto in lingua inglese esista la parola “biscuit”, cracker viene usato come termine più specifico in modo tale da fare una una distinzione con i “cookies”, ossia i tipici biscotti dolci.
Nel capitolo 836, quando ancora non eravamo a conoscenza del suo aspetto reale, nell’atto di fare in modo che il Biscuit Knight da lui controllato dall’interno aumentasse il numero di arti toccandosi le spalle, lo sentiamo pronunciare le seguenti parole: “Con un colpo si divide in due, con un altro colpo si divide in tre”.

Ciò, a dimostrazione del fatto che l’elemento culinario e quello della fiaba e del racconto alla base della struttura narrativa di WCI molto più spesso di quanto si possa pensare diventino un tutt’uno, sembrerebbe far riferimento ad una canzoncina giapponese per bambini intitolata “Magic Pocket” e che recita:

“There is one biscuit in a jacket pocket
By tapping on the pocket, it becomes two biscuits
By tapping again it becomes three biscuits
By tapping more and more it becomes many biscuits”

E proprio perché si parla di canzone, e quindi di parole in musica, non sembrerebbe essere un caso che Cracker, in modo un po’ anomalo rispetto a tutti gli altri personaggi finora visti in possesso di Paramisha ad emissione, per creare e modellare i biscotti batta le mani quasi “a ritmo di musica”: una volta volta per crearli, tre volte per ridurli in briciole e modellarli.

All’inizio di questa analisi si faceva riferimento al fatto che il cracker derivi dalla galletta, conosciuta in inglese come ship’s biscuit, shipbiscuit, sea biscuit, sea bread, pilot bread, o “Hardtack” , termine che deriva dallo slang “tack” usato dai marinai britannici per indicare il cibo.

In tal caso considerando anche la forma dei biscotti creati simile a quella di una galletta, non risulta difficile capire quale sia l’origine del nome della tecnica “Hard Biscuit”: tecnica che consiste nell’utilizzare lo scudo del Biscuit Knigth indurito con l’Ambizione dell’armatura per bloccare, respingere gli attacchi, e poi magari schiacciare l’avversario al suolo con forza.

Un altro dettaglio che non è passato sicuramente inosservato è che i codini di Cracker sembrerebbero emettere alle estremità delle scintille in continuazione, o per lo meno in presenza di cavalieri di biscotti controllati a distanza, cosa che fa pensare che esse vengano usate come se fossero antenne.

Inoltre questo piccolo dettaglio potrebbe nascondere in realtà l’intenzione da parte dell’autore di fare uno dei suoi soliti giochi di parole, in questo caso con il termine inglese usato per i fuochi di artificio: “Firecrackers”.

Pretzel, una spada unica al mondo

Questo è il modo in cui il Dolce Comandante descrive la sua spada di nome Pretzel che pertanto, si suppone essere una delle Meito al pari di Shirauo, la spada di sua sorella Amande.

Pretzel o Brezel è lo stesso nome di un pane molto comune tra le popolazioni di lingua tedesca e quindi in Germania, Austria, Svizzera, dove a seconda della regione potrà assumere denominazioni differenti.

Questi pani vennero chiamati inizialmente “pretiola” (ricompensa in latino), italianizzato poi in brachiola; in seguito, una volta oltrepassate le Alpi, assunsero il nome con il quale oggi sono conosciuti.

Riguardo le sue origini le teorie sono le più disparate: alcune collocano la sua nascita nei monasteri del Sud della Francia o nella bassa Germania, altre vedono il suo inventore un frate italiano di nome Brescello, (in dialetto Bersel da cui sarebbe derivato Brezel) monaco che nel 610 si dice li desse come ricompensa ai bambini che riuscivano ad imparare a memoria le preghiere e i versi della Bibbia.

Ed infatti la tipica forma del Brezel rimanderebbe alle piccole braccia (significato letterale di brachiola in latino) unite in preghiera, ma non solo.

Infatti non può sfuggire, ai più attenti, che i buchi formati dall’intreccio di pasta sono tre; un numero che, da questa prospettiva, richiama la Santa Trinità.

Altrettanto affascinante risulta essere la storia relativa all’impasto, alla cottura e all’aspetto tostato arricchito dai chicchi di sale. Intorno al 1620, secondo la leggenda, i brezel arrivarono negli Stati Uniti  a bordo della Mayflower, la nave con la quale i padri pellegrini diedero inizio alla colonizzazione dell’America. In Pennsylvania, dove inizialmente si diffusero, sembra sia nata la variante dura che ancora oggi conosciamo.

Si narra che un’apprendista fornaio si addormentò durante la cottura dei brezel e, svegliatosi con la convinzione che il pane non fosse ancora pronto a causa dello spegnimento del fuoco, diede loro una seconda cottura, indurendoli. Infatti il termine Biscotto significa letteralmente “cotto due volte”: i biscotti di una volta non erano altro che pezzetti di pane ripassati in forno due volte per diventare croccanti, friabili, per perdere ogni traccia di umidità e mantenersi bene per lungo tempo.

Ora tralasciando il fatto che il ciuffo di capelli principale di Cracker sembri proprio un filoncino di pane, concentriamoci anche sulle tecniche associate all’utilizzo di Pretzel in battaglia.

  • Honey Pretzel: letteralmente Pretzel al miele, miele che può essere infatti usato assieme al latte per ottenere un impasto diverso da quello impegato nella preparazione del Pretzel ordinario
  • Roll Pretzel: letteralmente Pretzel rotondo, rotondo come i panini Pretzel (Pretzel Rolls) diffusi nel Sud del Tirolo.

Cracker “Il Misericordioso”

Cracker, come molti altri pirati nel mondo di One piece (come del resto i pirati nel mondo reale), è conosciuto con un epiteto, in questo caso “Thousand Arms”, ossia “Mille Braccia”.

Partendo dal presupposto che, come ben sappiamo, l’attribuzione di un soprannome deriva da un qualcosa che caratterizza l’individuo, dal punto di vista del Governo Mondiale questo epiteto fa riferimento al fatto che in apparenza il suo potere gli permetta di aumentare il numero di arti a disposizione, mentre noi sappiamo benissimo che quello che si crede essere il suo corpo reale in realtà sia un’armatura di biscotti.

AvalokitesvaraBene. Thousand Arms è uno degli epiteti con il quale ci si riferisce a Avalokiteśvara (anche Lokeśvara; in cinese Guānyīn o Guānshìyīn; in giapponese Kannon, Kwannon o anche Kanzeon etc. etc.) il bodhisattva della compassione di tutti i Budda.

Il termine Bodhisattva è un termine sanscrito maschile caratteristico del Buddismo Mahyana traducibile come “Essere che aspira all’Illuminazione”.

Il Buddismo Mahyana è una delle correnti principali del Buddismo secondo la quale ogni individuo è destinato a diventare Bodhisattva, cioè a raggiungere l’illuminazione, non affinché possa giovarne lui stesso, ma per diffondere la conoscenza acquisita agli altri aiutandoli sulla via della salvezza e liberandoli dalle catene karmiche della sofferenza ciclica, motivo per il quale essi tardano ad entrare nel Nirvana.

Secondo la tradizione, Avalokitesvara fu un bodhisattva che fece il voto di essere d’aiuto a tutti gli esseri viventi: egli arrivò a posporre la sua stessa boddicità al fatto di poter assistere ed essere di conforto a tutti gli esseri che soffrono, fino all’ eliminazione del dolore e della sofferenza per tutti gli esseri senzienti e il raggiungimento del Nirvana.

In sanscrito il significato del suo nome è “Signore che guarda”, dalla combinazione delle parole avalokita – colui che guarda, e isvara– signore; in tibetano “signore dallo sguardo compassionevole” mentre nella tradizione spirituale cinese è anche “colei che ascolta il suono”.

Diverse sono le sue manifestazioni e a ciascuna di esse ci si riferisce con epiteti specifici Senju Kannon è la manifestazione rappresentata con mille braccia di cui possiamo trovare traccia anche in Opere diverse da One Piece: basti pensa Senpō Mokuton: Shin Sūsenju (Sage Art: Wood Style: Shinsu Senju, Veritable 1000-Armed Kan’on) di Hashirama Senju, o allo Hyakushiki Kannon (100-Type Guanyin Bodhisattva) di Isaac Netero.

Altra manifestazione è Bato Kannon, protettore degli animali e anche, secondo alcune credenze più tardive rispetto all’origine del suo culto, protettore di coloro i quali si sono reincarnati in animali a seguito della loro morte.

Esso si dice non proteggere solo gli animali “stupidi”, in particolar modo quelli al servizio degli uomini, sulla terra, estendendo i suoi poteri e proteggendo i loro spiriti permettendo loro di vivere in modo più felice di quanto non abbiano fatto durante la loro vita terrena.

Bato Kannon significa “Horse Headed Kannon”, “Kannon dalla testa di cavallo”, cavallo simbolo del dominio del “Re Ideale”. Infatti è caratterizzato dal fatto di indossare una testa di Cavallo bianco proprio come se fosse una corona.

Motivo per cui in Giappone gli allevatori lo pregano in modo tale che essa protegga i loro cavalli e il loro bestiame, o per cui a partire dal periodo Tokugawa, numerose furono le steli raffiguranti Bato Kannnon dedicate a cavalli morti.

Tenendo a mente ciò risulta interessante sottolineare che ciascuno dei Biscuit Knigth indossi un elmetto spartano con crine di cavallo e soprattutto che essi possano guadagnare un paio di gambe supplementari divenendo simili a dei centauri, esseri della mitologia greca per metà uomini e per metà cavalli appunto.

Come se non bastasse il massimo numero di braccia mostrati dai cavalieri di biscotti è otto, come otto è il massimo numero di braccia con il quale Bato Kannon appare in alcune iconografie. E nel tentativo di trovare qualche collegamento tra Kannon e i biscotti, ho scoperto dell’esistenza di un tipo di porcellana chiamata “Porcellana Biscuit”, bianca, opaca, simile al marmo, molto utilizzata in Europa, per quanto nata in Cina, e usata tra le tante cose per realizzare statuette, come quelle raffiguranti proprio Kannon.

La particolare denominazione Biscuit deriva dal fatto che la sua fabbricazione prevede duplici cotture ad una temperatura di circa 1300°: biscotto, come ho avuto modo già di dire in precedenza, significa infatti “cotto due volte.

Scusate per essermi dilungato un po’ troppo, ma ritenevo fosse opportuno farlo in particolar modo sulla parte piú culinaria. Siamo giunti cosí al termine di questo primo appuntamento! Spero vi sia piaciuto! Alla prossima!

You may also like