‘Deep in my heart there will always be a place for you.
I am sure we both know that even now.So yes, at this moment,
I need you here, by my side’– Hemenway, By My Side
Naruto docet.
Salve genti, nuova analisi, capitolo 1106: Amici Miei in salsa norrena.
Conflitto esterno, conflitto interiore, personaggi avvincenti e suspense sostenuta, in una parola? Egghead. Oda sensei è un prestigiatore di sogni, un visionario. Ora anche creatore di miti. Qui, iniziano a parlare di divinità perfino i Gorosei e i giganti, personaggi tutto fuorché casuali. Chiamarla ‘l’isola del futuro’ però, sottende un’interpretazione fuorviante e prosaica, che non rende giustizia alla sua vera essenza. Visto che la maggioranza delle risposte emerge da un contesto antico.
Futuro? Al sottoscritto sembra l’isola del passato.
La reale portata artistica della saga era celata tra funambolismi epici e tentazioni hitchcockiane, tuttavia, il nostro investimento emotivo sta trovando finalmente gratificazione, poiché il capitolo 1106 segna il culmine di questa avvincente ellissi cibernetica. Ora, permettetemi di fornirvi il contesto necessario.
E’ il momento dell’Elzeviro
La quinta stagione
Ideazione, svolgimento, rifinitura, revisione: le 4 stagioni della scrittura.
Ad ogni modo…
Oda sensei deve essere un appassionato di puzzle; non solo la saga presenta una psicologia alquanto complessa, ma, se ragioniamo, fra i vari temi è presente quello del senso di colpa. Guarda caso, lo provano Bonney, Vegapunk e Kuma, ossia coloro che nello svolgimento delle vicende: non dovrebbero provarlo. Questo perché l’idea romantica che stava alla base di un ipotetico ‘domani migliore’ (l’isola del futuro), si rivela in realtà un teatro di burattini. Beh, il 1106 cambia le carte in tavola.
Il famoso, anzi no, il famigerato chip di comando che ci ha tratto in inganno per tutto il tempo, non era altro che l’effetto MacGuffin tanto caro a Sir Alfred Joseph Hitchcock.
Il capitolo spiega il pandemonio, nell’alternarne continuamente il possesso, ma soprattutto il suo vero ruolo; perché a volte, al narratore: dell’oggetto in se non importa assolutamente niente. Cosa gli interessa genuinamente, invece? La trama.
Hitchcock sosteneva che l’effetto MacGuffin era semplicemente una scusa per far iniziare la storia e far progredire l’azione, ma che la vera attenzione dovrebbe essere posta sui personaggi e sulle relazioni tra loro (il rapporto padre figlia, la speranza portata da Nika). Ad esempio, in Psycho, la trama ruota attorno al furto di una ingente somma di denaro, che diventa un MacGuffin, ma il vero fulcro del film è la psicologia del protagonista e le sue azioni. Tale effetto permette a noi spettatori di essere coinvolti nella storia senza dover concentrarsi eccessivamente sull’oggetto stesso, poiché la sua importanza è relativa rispetto alle relazioni e alle dinamiche dei personaggi.
Ecco svelato l’arcano. Pensate alla vignetta in cui Bonney vede Nika ridere.
Nel momento in cui la piratessa bambina gode di consapevolezza e ribalta la scacchiera: abbiamo semplicemente esultato. Per un artista, fornire una prospettiva chiara fornendo tutte le risposte fin dal principio: vale circa la metà di zero. E non per un contorto compiacimento personale o il diluire le tempistiche, ma per accrescere la positive mental attitude del lettore, e farlo urlare di gioia di fronte ad una vignetta perfetta.
Nella costruzione della narrazione di Egghead, Oda si è quindi avvalso della tecnica dei punti di vista multipli, per immergerci – volutamente – in un intricato intreccio di prospettive e informazioni, tessendo un racconto che si sviluppa attraverso diversi occhi e pensieri. Questo approccio consente di mantenere i lettori sospesi in un limbo di incertezza, alimentando la suspense attraverso rivelazioni graduali, ma inaspettate. La varietà dei punti di vista apre un ventaglio di possibilità, dando vita a personaggi con accesso a informazioni uniche e spesso incomprensibili l’uno all’altro. Ogni capitolo o frammento di storia assume la voce di un protagonista diverso, un narratore privilegiato che offre una finestra su un pezzo del mosaico senza svelare l’intera immagine.
Ho sentito diverse persone chiedersi: ‘Perché Vegapunk non l’ha detto prima a Bonney?‘ Credete sul serio che non ci sia un buon motivo? Aggiungiamo Kuma silente che guarda Nika, i giganti che parlano di Dei, Kizaru che stacca un biglietto per l’Inferno, Vegapunk che umilia Saturn. Quello corrente è un capitolo ricco.
Nella quinta stagione letteraria, lo scrittore emerge come direttore d’orchestra, superando il ciclo delle quattro consuete, in cui la scrittura diventa un ponte tra l’autore e il pubblico, trasformando l’esperienza di lettura in un momento di connessione più profonda. E Oda questo: lo sa benissimo.
Signore e signori: cap 1106…
Omnia vincit amor
‘Arriva un momento in cui uno deve prendere una posizione che non è né sicura, né politica, né popolare, ma deve prenderla perché la coscienza gli dice che è giusta’
– Martin Luther King
L’istinto. Forse l’unica vera arma per l’individuo contro l’istituzione (se e quando marcia), vessillo delle società oppresse, i cui membri sono resi incapaci di manifestarsi pienamente e liberamente.
Detto questo, il capitolo inizia con un rutto.
Si, suvvia, la risata è il balsamo per l’anima, una pausa nella tempesta narrativa delle vicende che ci concede un respiro di sollievo. Dopo l’intensa materializzazione della crudeltà e la progressione ansiogena che abbiamo testimoniato nella saga, sembra ci sia offerta una sosta comica, un’oasi di leggerezza in mezzo al caos. Oda terminava il 1105 a forti tinte ‘lasciate ogni speranza o voi ch‘entrate‘ per poi correggere immediatamente il tiro con una shonenata vecchie maniere.
Nella mia mente vedo ancora Egghead in preda alle fiamme, degli innocenti sotto tiro e Luffy inerme. Aprendo il 1106 sento Paolo Villagio declamare nella mia mente:
‘Era la terribile acqua Bertier, la più gasata del mondo...’
Ho riso più del dovuto.
Ad ogni modo, Oda fa del classico la sua arma e riconduce il tutto ad ironia slapstick, io intravedevo già una nota di stile o un bel ragionamento, tipo che Luffy è l’unico a deformarsi così per via del frutto, lo farebbe pensare anche la reazione generale…
… invece poi ho ricordato che si tratta di una mera gag, perché succede a molti personaggi…
… insomma, non è una nikata, bensì humor puro e semplice.
Il fatto peculiare è il grottesco della scena, quelli che ancora sperano di catturare Luffy trattasi di fanteria semplice, marine, veramente credete di mettere in difficoltà un imperatore con manette di agalmatolite? E’ carne da cannone abbindolata dai Gorosei. Un esempio specifico potrebbe essere la partecipazione delle truppe giapponesi durante la Seconda guerra sino-giapponese (1937-1945) e la Seconda guerra mondiale (1939-1945). Nella campagna in Cina, i soldati giapponesi erano spesso mal informati sulla reale portata del conflitto e sulla resistenza cinese. La propaganda nazionalista nipponica dipingeva un quadro di vittoria facile e rapida, mentre la realtà era ben diversa.
Il Governo Mondiale è anche peggio, perché se non combatti ti fa fuori sul posto. Andando per gradi, parliamo ora di Stella e del suo epilogo(?).
Vegapunk, figura tanto enigmatica quanto controversa, ci pone di fronte a una moralità sfumata, lontana dai binari canonici del bene e del male. Il nostro giudizio su di lui oscilla tra l’ammirazione per il genio e la critica per le sue azioni dall’etica discutibile. È innegabile che non sia uno stinco di santo. Le sue decisioni e le sue creazioni, pur avanzate dal punto di vista tecnologico, spesso si scontrano con il nostro senso comune di moralità. Tuttavia, proprio in questa ambiguità risiede l’intensità del personaggio. E’ innegabile.
La sua delizia è legata intrinsecamente al concetto di progresso. Questo zelo per il scientifico, tuttavia, diventa anche la sua croce, portandolo a varcare linee etiche che altri potrebbero esitare a superare. È interessante notare che, dietro la sua fredda razionalità scientifica, Vegapunk sembra in qualche modo desiderare la redenzione. Il nostro giudizio su di lui, come lettori, si sottopone a una continua revisione, e forse è proprio questa ambiguità che rende più incisiva la saga. Non esistono solo vittime e carnefici.
È evidente che sia consapevole di essere osteggiato da un potere governativo immenso, ma si disinteressa completamente delle minacce che gli si parano davanti (per la precisione, alle spalle). In questo scenario, il suo comportamento si rivela magistralmente nobile, un atto di sfida aperta e quasi menefreghista. L’ho amato particolarmente. Il capitolo in questione offre un esempio straordinario di flusso di coscienza, una finestra aperta sulla mente di Vegapunk mentre naviga attraverso le complesse acque della costrizione e del potere.
Quello che vediamo è uno stato d’animo puro e incontaminato, che non si basa solamente (come vediamo da settimane) in semplice disapprovazione del Governo e i suoi metodi da Gestapo, bensì su un tangibile tradimento avvenuto diverso tempo prima. Ed è proprio quel flusso di coscienza, che finalmente…
… rivela la sua determinazione inossidabile. Con un messaggio semplice, ma inciso nell’acciaio dei propositi.
Giù le mani da Bonney.
Come sappiamo, la paura di una simile circostanza fu il suo primo pensiero, non appena la bambina issò la vela pirata.
La conclusione sfiora il paradosso, mentre lo scienziato recita un requiem per i suoi sogni…
… può comunque gioire: nell’essere andato anche oltre le aspettative di Kuma.
Portiamo tutto in prospettiva.
Se non siete nuovi dei miei articoli, conoscerete la mia aspettativa originale. Lo Ying e lo Yang. Ossia, Yoke che rimaneva in combutta con il GM, e un clone (io vedrei bene Lilith) che rimane con i ‘buoni’. 50 e 50, sia il buio che la luce hanno pari possibilità tecnologiche, un giusto equilibrio. Piccolo inciso, è naturale che Yoke non sapesse nulla dei piani di VP, perché: come Lilith non sapeva niente dei Mugi; nessuno dei cloni sapeva niente del tradimento di Yoke, a conti fatti, il Punk Records funzionava su base deontologica. In pratica? Essendo sempre la sfaccettatura della stessa persona, nessuno dei cloni avrebbe mai e poi mai neanche sospettato un tradimento o un raggiro. Quindi erano assolutamente liberi di condividere ciò che volevano condividere. Suvvia, chi mai tradirebbe se stesso?
Ergo, Vegapunk fa il bravo cagnolino, dice sì a Saturn, silente e a cuccia. Poi, agisce di testa sua. I fatti pratici sono che ha programmato nuovamente i Mark III, surclassando completamente Saturn (guardate l’espressione del Gorosei quando colpisce, mi ha fatto venire in mente la rabbia psicotica di Imu quando uccide Cobra), facendogli praticamente capire che: è stato fregato da un insetto.
‘Novantadue minuti di applausi!‘
– Ragionier UgoPunk
Arriviamo così alla quintessenza del ragionamento, diviso in due punti.
A) Perché Vegapunk non l’ha detto prima, a Bonney?
Semplice, fino poco prima la piratessa voleva staccargli la testa per giocarci a basket. Scherzi a parte, Bonney ha 12 anni e non possiede l’auto-coscienza né i freni di un adulto. Se ci si trova in una condizione di disperazione e forte stress, le circostanze potrebbero spingere anche un adulto a compiere scelte sbagliate. La sua decisione non è casuale o raffazzonata, ma narrativamente magnifica. Vegapunk le conferisce la capacità (e, occhio, anche la responsabilità) del potere in un momento in cui non esiste altra alternativa per sopravvivere. Lo scienziato mostra una linea morale grigia? Assolutamente sì. Si è macchiato di sperimentazione umana e identifica poco i confini etici? Certamente. Tuttavia, è evidente che si comporta con Bonney come un nonno con la nipote, con affetto e delicatezza.
B) ‘Questo è stato il mio desiderio egoista…!! ‘
L’epicentro di un terremoto shonen. Vegapunk, per certi versi, è sempre stato egoista. Ma non ora. Volete sapere perché? Il motivo è struggente: sta tradendo la sua filosofia esistenziale. Non si è mai ritenuto egoista nel proseguire la sperimentazione su cavie, voltare le spalle alla Rivoluzione, legarsi mani e piedi a degli oppressori della libertà, tutto in nome del Progresso Scientifico, con l’assoluto dogma di portare tempi migliori a tutto il pianeta, nessuno escluso. Conscio del pericolo e delle conseguenze certe dei suoi atti, sceglie di proteggere una bambina. Ecco cosa lo rende nobile, facendo anche tenerezza. Sa perfettamente che verrà giustiziato dal governo, quindi la sua ricerca finirà; ergo, dal suo punto di vista: Vegapunk sta voltando le spalle all’umanità intera. Quindi si ritiene egoista.
Eppure lui sceglie una bambina ed un vecchio amico. Quando ne ho realizzato il significato, ho rivalutato tantissimo lo scienziato. E ne ho percepito l’importanza narrativa nel dipingerlo dubbiamente etico.
La sua morale diviene una crocevia intricato di scelte. La colpa di nascondere informazioni si scontra con l’altruismo del suo gesto eroico. Il dramma di Vegapunk rivela una verità universale: dietro le porte chiuse della politica e della scienza, si nascondono spesso vicende umane complesse, fatte di scelte morali difficili e sacrifici personali. La sua storia, tragicamente, rimane un capitolo oscuro nella corsa al progresso, un monitoraggio sulla delicatezza dei confini tra la colpa e l’altruismo.
Il Nord della rivoluzione
‘La fede è una certezza senza prove… La fede è un sentimento, perché è una speranza; è un istinto, poiché precede ogni istruzione esteriore.’
– Henri Frédéric Amiel
A mio modesto parere? Bonney può esserne alleata, ma non parte dei Mugi, la vedo semmai come: il Nord della rivoluzione.
Oda ribalta tutto in poche vignette, 50 Mark III fanno fuoco sulla flotta della Marina (che aveva subito danni dai Seabeast weapon), alle spalle hanno i giganti che infuriano. Il buster call, gesto un tempo pari ad un flagello divino, ora è uno strumento smussato che non impensierisce nessuno. In un articolo scrissi che ‘la forza non produce diritto‘, beh, questa scena ne è la quintessenza. E’ particolarmente gratificante percepire il passaggio da cataclisma a spauracchio per bambini.
Tranquilli, a Bonney ci stiamo arrivando, prima serve contesto.
Kuma è in un limbo meccanico, fa da scudo umano sotto i colpi di Kizaru, solleva un braccio quando l’ammiraglio è in procinto di colpire con la spada, ma, non rivolge una parola a sua figlia, quindi, è la componente cyborg a predominare. Eppure, nei capitoli precedenti ha abbracciato Bonney, e ora…
Avete notato quel piccolo lampo vicino la testa di Kuma, sii, certo che l’avete notato.
Questa tecnica visiva, in cui un personaggio ha un lampo o scintille vicino alla testa per indicare un impatto emotivo o una nuova consapevolezza, potremmo definirla ‘Ghirigoro cognitivo’. Uno stile grafico spesso utilizzato per rappresentare momenti di illuminazione, intuizione improvvisa, o cambiamenti significativi nello stato mentale del personaggio.
L’uso di lampi o scintille offre una rappresentazione visiva immediata di ciò che sta accadendo nella mente del personaggio. Può simboleggiare l’accensione di un’idea, la risposta improvvisa una rivelazione, o il susseguirsi veloce di pensieri intensi. Aggiunge un elemento dinamico al disegno.
Suggerisce che Kuma stia guardando Nika. Consapevolmente.
Sottolineo che è una mia opinione personale, non sono il sacro detentore della verità (nessuno lo è, a parte l’autore). Concludendo, Kuma ha lo sguardo sul campo di battaglia, passa Nika e ha quel lampo di consapevolezza. Quindi si, sostengo ancora la speranza che ci sia la scintilla umana, nel suo oblio cibernetico.
La scena di Bonney: è suprema.
La poetica oscura di Egghead viene spazzata via, i deliri di Saturn non sono che rimasugli di incubi. Sta arrivando l’Alba. Quindi ricostruiamo per intero lo scenario, genti.
A) Non mi interessa di aver ‘azzeccato’ il frangente, certo, ovviamente ne sono felice. Ma la mia priorità rimane: sapere e capire, proprio come per voi. Però, daje, questa me l’aspettavo
O meglio, ci speravo…
… credo che tutti noi avessimo sperato nell’Ordine 66 ad Egghead. Per prima cosa, ora che la sua fede non vacilla più: voglio vedere fino a che punto si spinge il potere di Bonney. Chissà se Saturn sarà ancora bersaglio di colpi, e chissà quali saranno le conseguenze. La potenza di questo scenario risiede nel fatto che la piratessa ha soli 12 anni. Abbiamo assistito alla sua rabbia, alle sue lacrime, alla sua disperazione. Abbiamo visto 10 anni di vita al buio, Alpha imprigionarla, Saturn deriderla nel suo dolore, e Kizaru voltarle le spalle. Bonney vede ancora suo padre ridotto a una macchina, e ancor prima essere schiacciato dalla crudeltà dei Celesti. La sua ferita è ancora fresca: questa bambina porta sulle spalle il peso di una storia di violenza e ingiustizia, come quella di Ginney.
Beh…
… una tale morbidezza visiva spazza via tutto. L’azione perpetua del positivismo shonen riverbera in ogni vignetta, certo, può avere molte sfumature, ma questa è tra le più pregnanti.
Oda sensei, please, fai combattere Nika contro Saturn. Fai scontrare Luffy il ‘portatore di allegria e libertà’ con il vecchio despota. Ma, un pugno. Un manrovescio con la fede ritrovata in Nika, Saturn se lo deve beccare. Non chiedo qualcosa di eclatante, roba normale, un semplice pugno: con la discrezione di un bulldozer a pieno regime.
B) eccoci arrivati al futuro della piratessa.
A me basta che resti alleata dei Mugi (voglio vedere come parlerà con Luffy d’ora in poi, anzi, voglio vedere la sua espressione sentendosi chiamare Dio! Mooolto interessante). Ma, in concreto, Bonney non è più neanche una Supernova. Non ha interesse a cercare il One Piece, di farsi un nome nello Shinsekai, non ha neanche più una ciurma. Ha trovato il padre (questo a prescindere se recupererà la coscienza), ha trovato Nika: tanto le basta. Non credo che andrà a spasso con Kuma (intendiamoci, dovesse accadere: nessuno merita un po’ di requie più di lei), ragionandoci, come fai a sentirti libera in un mondo dove tutti sono prigionieri? Dopo quello che hanno fatto a tuo padre e tua madre? Un mondo… dove chi governa è pronto a fare lo stesso con centinaia di famiglie?
Per me Bonney è una rivoluzionaria fatta e finita.
La mia speranza (sottolineo, sono opinioni personali), mi fa immaginare Belo Betty che le restituisce il comando dell’armata Est, ossia quella di Ginney. Con il padre sarebbero più sicuri che restare da soli, e… nella diarchia Sabo-Dragon: lei sarebbe il tassello mancante. Chiudete gli occhi e pensate al contesto. Nessuno più di Bonney ha ragione di combattere il GM, il Culto del Sole entrerebbe in contatto con l’organo più temuto dai Celesti, e… finalmente forse ci sarebbe una svolta. Perché si: i Rivoluzionari sono 4 gatti se paragonati al Governo.
Ma Jewerly porta in dote l’alleanza con Nika, e 50 Mark III.
Per sostenere una causa servono mezzi, e soprattutto una chiara direzione. E, senza dubbi, nessuno è più adatto di Bonney per essere il Nord della rivoluzione.
Toc Toc. Chi è?
‘Il conflitto è componente integrante della vita umana, si trova dentro di noi e intorno a noi.‘
– Sun Tzu
Io non mollo con Kizaru.
Intendiamoci, i fatti sono evidenti.
Stava per colpire Bonney, anche se con parole di pietà. Per chi mi stesse leggendo per la prima volta, trovate il profilo psicologico del marine nei precedenti articoli, chi mi segue da tempo riconoscerà questa frase: l’importante è che la luce sia diventata consapevole del buio, ossia che il germe del dubbio sia nato nell’ammiraglio.
La stava per colpire, verissimo, come è vero però…
… che questo che vediamo non è dolore. Non si tiene la testa con le mani, non sanguina, non è riverso per terra con gli occhiali fracassati. Guardate il contesto, a me sembra autocommiserazione. Se Oda ha deciso che Kizaru rimarrà perfettamente ligio al dovere: non mi permetterò di essere così presuntuoso da contestare l’autore. Perché non conosco le motivazioni del personaggio. Ma, sono settimane che lo vediamo in preda al dilemma morale, tanto da non riuscire a guardare negli occhi Vegapunk, dare appellativi affettivi a Sentomaru e Bonney, mancare deliberatamente i bersagli.
La mia è solo una speranza, tipicamente shonen, peraltro.
Anche perché, quando Kizaru colpisce o combatte, ci sono spesso quei tre puntini, l’ellissi di sospensione che induce al dubbio
… in un contesto shonen potrebbe indicare che Saturn non percepisce reale intento omicida nel marine. Quante volte ha graziato i Mugi, quando erano praticamente alla sua mercè?
D’altronde, è impossibile che Kizaru si sia fatto colpire di proposito, Oda non ha mai disegnato un personaggi in piena crisi di coscienza, combattuto tra due scelte etiche, che si fa colpire appositamente, vero?
Vabbè, andiamo avanti…
Lo ripeto nuovamente: è una mia latente speranza. Se il sensei sta dipingendo il marine come vittima delle sue scelte… è uno strumento efficacissimo per evidenziare la gogna morale della Marina. Spero però spieghi come il GM costringe o inganna uomini con il senso dell’onore.
Il robot antico.
Reminder generale, Zunesha ci fa capire che in 800 anni nessuno ha risvegliato il frutto. Ci sono stati solo due uomini capaci di farlo, Luffy e Joyboy. Robin asserisce (mentre VP riporta la vicenda del robot a MJ), che la scalata e il risveglio avvennero in concomitanza con i festeggiamenti degli uomini-pesce. Quindi.
Andiamo per esclusione, cosa hanno in comune Nika e gli eventi del trattato di pace?
- il suono, i tamburi della liberazione fanno il paio con la liberazione degli uomini-pesce
- l’allegria, Nika ne è un concentrato, di certo gli uomini pesce stavano esultando
- la giustizia, entrambi i casi presentano un concentrato emotivo di forte gratificazione in merito la libertà
Bene, ottimo, eccellente. Siamo punto a capo. Sono tutti stati d’animo e sensazioni metafisiche. Non ci sono elementi su cui basare una speculazione sensata. Vorrei tanto che fosse un sentimento puro come ritrovare la fede (Bonney), o la fiducia nella vita e nel futuro (gli uomini-pesce), ma il robot si attiva e successivamente Bonney realizza che Luffy è la divinità. Quindi, rimane una sola inferenza logica, qualsiasi cosa sia: Nika ne trabocca così tanto che solo un intero popolo può accumularne – in proporzione – l’eguale. Ecco l’unico spiraglio logico.
Vogliamo essere pignoli? Significa che gli ultimi 200 anni sono stati estremamente infelici, se solo il trattato di pace degli uomini-pesce ha causato un’emozione così pura e intensa. Ma, in un mondo dove esistono i giochi di God Valley… ora che ci penso è tristemente plausibile.
Sia per Kizaru, che per il Robot o quel che preferite, stasera c’è la Fatal Royale Reading, vogliamo sapere anche le vostre opinioni! Abbiamo come ospite Leonardo Berghella, non vedo l’ora di sapere cosa ne pensa!
https://m.twitch.tv/bikeandraft?desktop-redirect=true
Nephilim
‘Meglio combattere e cadere che vivere senza speranza’
– mitologia Norrena
Oooh, dopo la dilusione di diludendo di Kizaru, almeno si è realizzata la mia ipotesi preferita: Dori e Brogi.
Ricostruiamo, le ipotesi più papabili son due:
- hanno letto il giornale e sono partiti a missile, credo che una Drakkar spinta a tutta potenza da dei giganti: voli rispetto ad una normale nave. E poi sono isole vicine
- Shanks stava andando via da Elbaf, in quanto amici e su un isola vicina…
… avrà chiesto ai giganti di tenere d’occhio Luffy? Ha senso narrativo, sarebbe ridondante che arrivi Shanks ogni fine saga per aiutarli, da Wano fino a Laughtale. Poi, son vichinghi, tutte le strade portano ad Elbaf
Il vero punto è: Shanks ha raccontato loro di Nika, o esiste una cultura pregressa simil norrena ad Elbaf? Per prima cosa, il tanto paventato Dio della guerra a cui giurano fedeltà, su base logica, non dovrebbe riguardare Nika: divinità della liberazione. E’ anche vero che loro parlano perlopiù di onore, e di risate ci vanno giù pesante. Onestamente? Oda ha tutti gli elementi per retconnare.
Nella mitologia norrena, i giganti, noti come ‘jotnar’ o ‘jotunn’, occupa un posto di rilievo tra le figure leggendarie che popolano il pantheon nordico. Simboli del caos primordiale, intrecciano la trama degli antichi racconti cosmogonici, imprimendo un’impronta indelebile sulla visione del mondo dei popoli del Nord. Eppure, se da un lato i giganti rappresentano le forze primordiali e il caos che esisteva prima dell’ordine stabilito dagli dèi, dall’altro incarnano una sorta di contrasto cosmico. Mentre gli dèi simboleggiano l’ordine e la razionalità, i giganti portano con sé l’elemento del disordine e della distruzione.
Non rientra nel profilo nobile e generoso di Dori, Brogi, soprattutto di Saul. Ma come abbiamo visto tante volte, Oda prende spunto dalle culture, non ne ricalca fedelmente i dogmi. Ne ammira le idee.
Nella cosmologia norrena, gli dèi e i giganti spesso interagiscono in modi complessi e il conflitto tra le forze dell’ordine (gli dèi) e del ‘caos’ (i giganti), è un tema ricorrente.
In One Piece sembrano invece esserci conflitti tra divinità, eh si. Uno dei punti che mi ha fatto maturare la teoria sull’antico pantheon di Dei (in One Piece) è stata proprio la figura del Nephilm. Creatura nata da una divinità (o un demone) e un essere umano. Ibrido capace di incanalare la stessa potenza degli dei: e quindi essere la figura più adatta per abbatterli. Dall’Antico Testamento fino al videogioco Diablo.
Perché lo tiro fuori ora? Perché la parola ‘Nephilim’ compare nel Vecchio Testamento della Bibbia e si riferisce a una figura enigmatica menzionata nel libro della Genesi. La sua interpretazione e il suo significato sono stati oggetto di dibattito tra studiosi biblici e storici. Il termine ‘Nephilim’ è stato tradotto in varie lingue e contesti in modi diversi. In alcune traduzioni, come ho indicato, è reso con giganti o titani, mentre in altre si preferisce mantenere il termine originale. Non é una teoria (non ho base alcuna), ma mi fa sorridere che li chiamassero giganti e che fossero degli ibridi: esattamente come i Buccaneer.
Il tema della ribellione contro le divinità (parte della mia teoria finale, espressa negli articoli precedenti) riflette la narrativa dell’eroe che si solleva contro le forze opprimenti, cercando di forgiare il proprio destino. Tenendo però presente la dualità della loro natura, essendo ibridi tra umanità e divinità. Ora che ci penso…
Al momento – non per diritto di nascita – Luffy è praticamente un Nephilim.
Sapete che reputo inutile trattare un punto già perfettamente espresso, quindi, per una panoramica che va dal culto del Sole alla mitologia Norrena, vi lascio al video del Re, una garanzia
the shape of dawn to come
Egghead mi ricorda alcuni brividi freddi che presagiscono il tepore dell’alba.
L’incipit di saga, elegante nella sua ammissione di spietatezza, si apriva come un varco nell’abisso delle incertezze, invitando a proseguire nella ricerca senza temere il vuoto dell’ignoto.
Ci ricorda che è la paura gelare il sangue e ibernare il cuore, lasciandoci inerti.
Ora, invece.
E’ diventato un viaggio intimo e poetico attraverso la speranza e le rivelazioni.
Perché… non è poi così facile l’esplorazione e la realizzazione di sé stessi e del mondo che ci circonda. Tuttavia, è proprio in questa complessità che risiede la bellezza e la ricchezza dell’esperienza personale.
Godiamoci il viaggio, genti
‘Even if your tears should take you far from this world,
I would never leave your hand.
So yes, at this moment,
I need you here, by my side. By my side.’– Hemenway, By My Side
Cenere